Cari affezionati delle "Degustazioni di Marco B.", ecco a voi un weekend enologico davvero da ricordare per tanto tempo. Partiamo con Marco alla scoperta di tre giorni pieni di emozioni.
"Giorno 1 :
venerdì sera.
Con Francesco
P abbiamo preparato una serata “Jeroboam” (
www.jeroboam-wine.com) per un gruppo di
ragazzi, loro in 8 noi in 2. Apriamo le danze con una bollicina, subito Champagne.
Blanc de Blanc 1er Cru di Larmandier Bernier,
a Vertus. Mentre il padrone di casa affetta una splendida soppressa
veneta io verso il vino. Una fetta, poi un’altra, poi ancora e due bottiglie
“scompaiono” quasi senza accorgersene. Il vino, infatti, è fresco e con una beva piacevolissima e
molto elegante, una spiccata personalità giocata su note minerali. Mette tutti
d’accordo. Mentre Francesco prepara una tartare di tonno io comincio a versare il secondo vino. Alto Adige, precisamente
a Terlano, una delle zone più vocate per il vitigno pinot bianco. Che nel
Vorberg, riserva dell’azienda Cantina di Terlano, trova una delle sue migliori
espressioni. Vino quasi immortale. Ricordo bene una degustazione a Merano con
annate che partivano dagli anni 2000 per poi passare tra alcune degli anni
‘90/’80 e finire con una ‘71 che ancora non dimentico per la sua freschezza e la
sua mineralità, impressionanti. Insomma, uno dei bianchi italiani più longevi
ed oltre tutto ad un prezzo davvero accessibile (circa 15€). Stasera però il
Vorberg è giovane, annata 2009 (ho poche bottiglie più anziane e le custodisco
gelosamente!). Il vino si presenta con un bel colore, leggermente dorato e di una bella lucentezza. Naso pulito,
sentori fruttati freschi con note minerali. In bocca il vino é caldo, di buona
struttura e con un’acidità che lo sosterrà per parecchi anni. Abbinato alla
tartare di Francesco regge bene. E’ la volta del rosso. Abbiamo scelto il Montevetrano
della bravissima Silvia Imparato che nel piccolo comune di San Cipriano Vicentino,
siamo in provincia di Salerno,all interno dove Silvia produce questo vino a base
Cabernet, Merlot e Aglianico. Due annate pronte, 2004 e 2001 in modo da
evidenziare l’evoluzione di questo vino. Annata 2004: in splendida forma, con
una bellissima beva, fresca ma di buon corpo che ha accompagnato molto bene sia
il risotto di Francesco che qualche formaggio che abbiamo abbinato. Bottiglia con
ancora buoni margini di evoluzione. Annata 2001:una sorpresa. Lo trovo da
subito molto più buono e quasi più fresco della 2004, con al naso delle note
del cabernet che mi fanno pensare lontanamente (addirittura) ad un vino di
Bordeaux. Lontanamente ho detto! In bocca frutti rossi maturi, qualche nota di
tabacco e cioccolato e un finale balsamico. Insomma era un po' che non
riprovavo questi vini e mi sono piaciuti davvero. Concludiamo con un vino dolce
ovvero l’ Angialis 2003 di Argiolas. Un
passito sardo da uve Nasco, vitigno autoctono dell’isola. Piacevole e di buona
persistenza aromatica che accompagna una mousse ai tre cioccolati. Finale tra
chiacchiere di vino e un bel bicchiere Porto Vintage 1995, Quinta de la Rosa.
Giorno 2 :
sabato sera
Casa di cristiano, con Emanuele, Marco, Antonio,
Lorenzo e Bruno. Degustazione di vini “alla cieca” (le bottiglie sono tutte
coperte e nessuno conosce di cose si tratta). Partiamo da una bollicina che si
presenta con un bel color oro carico, subito al naso note di frutta matura, canditi,
cedro, spezie e zenzero. In bocca la bolla é un po' scomparsa, il vino é
leggermente evoluto ed anche l’acidità non è molto presente e il vino ne risente.
Togliamo la stagnola, Champagne Carte
d’Or Drappier Millesime 1990. Gli do’ un voto, 82 su 100. Ora 2 bianchi. Il
primo è leggermente dorato, naso che
gioca su note di idrocarburi e mineralita, con una leggera prevalenza
del legno che me lo fa penalizzare. In bocca grande materia e pulizia, grasso e
con una buona acidità e persistenza. Anche qui, però, i sentori del legno ne
disturbano la beva. Voto 85 su 100, il vino è un Riesling di Markus Molitor Alte
Reben, annata 2001. Il secondo bianco, sempre proveniente dalla Mosella, si
presenta con un colore più tenue, con profumi molto freschi di frutta e una
bocca con una piacevolissima beva giocata sull’acidità e qualche dolcezza. Voto,
89 su 100 per il Riesling Kabinett Fritz
Hagg 2008. In più, sul tema Riesling, ho voluto aggiungere un’altra bottiglia,
un Castel Juval Alto Adige annata 2005. Colore leggermente dorato, naso tra
idrocarburi, pietra focaia, frutta
matura e agrumi canditi. In bocca ancora una bell’acidità che ne sostiene una freschissima
beva con un finale balsamico e quasi sapido. Molto buono, voto 90 su 100.
Andiamo avanti. Ecco i rossi. Primo
vino. Colore rosso rubino cupo e non limpidissimo. Al naso frutta matura, note
dolci, caffè e spezie. Bocca calda, concentrata sempre su frutta matura e
spezie, trovo poca freschezza nella beva e lo colloco già in fase ascendente. Voto
86 su 100 per lo spagnolo Allion Bodega Allion 1999. Secondo vino che si presenta con un colore
rubino molto carico, abbastanza limpido. Al naso sentori di spezie, tostature e
caffè. La bocca é molto calda, alcolica, con un finale un po' amarognolo. Non
mi entusiasma. voto 85. Terre Brune Santadi, annata 1999. Avanti, stappiamo ancora. Il colore é granato
con un’unghia aranciata. Al naso qualche nota un evoluta, svela un vino con qualche
anno alle spalle. In bocca invece ha un bell'equilibrio, una piacevole beva, abbastanza
persistente e con un finale su note di caffè,
spezie e cuoio. Voto, 88 su 100 per il Brunello
di Montalcino Riserva 1994 di Gianfranco Soldera. Ricordo bene le sue bottiglie
e le ricordo di ben altra fattura. A tal
punto da escludere che fosse una delle sue bottiglie. Serviamo l’ultimo vino, formato
Magnum. Il naso evidenzia subito qualche
problemino, con dei difetti (vere e
proprie puzze) che non ci convincono. Ed anche aspettando un po' di tempo
questi odori non cambiano. Anche all'assaggio il vino risulta non gradevole, un
problema che forse deriva dalla tenuta del tappo che ne ha condizionato l’
evoluzione (peccato). Quindi voto N.C. per il Barolo La Rocca e la Pira di Roagna, annata
1996. Per rifarci dalla delusione stappiamo una bottiglia di L'Apparita del
Castello di Ama 2001, ben fatta e con un bel frutto ed anche una buona acidità che
lascia immaginare prospettive evolutive
interessanti. Non contenti finiamo con un
Riesling Loosen Auslese 1976 che ha strabiliato tutti. Sia bevendolo che poi
scoprendo la sua età, che i più estremi dei miei compagni hanno “posizionato”
intorno gli anni 90. Incredibile che questo vino possa evolvere ancora. Insomma,
un bel sabato sera passato con buoni amici, buoni vini e la buona cucina di Cristiano.
Grazie!!
Giorno 3 :
domenica sera.
So che state pensando che questo week dovrei
terminarlo bevendo acqua e qualche succo
di frutta, invece no cari miei, Stasera mi aspetta Andrea, con la promessa
della sua mitica oca ripiena . Siamo in 7 e partiamo con una Magnum di
Champagne Pol Roger 1998, di una bontà pazzesca. Fresco e cremoso, proprio
buono! Poi due Barbaresco, 2004 e 2001, dell’azienda Sottimano, precisamente il loro “cru”
Fausoni. Entrambi ben fatti, con la loro freschezza accompagnano il primo
piatto, una pasta con un ragù di cinta senese. A seguire ecco una Magnum di
Barbaresco di Gaja, annata 1997. Colore rubino carico, naso di frutta rossa e
speziature, bocca calda di lunghissima persistenza e di grande equilibrio.
L’oca ripiena ringrazia per l’abbinamento. A questo punto potremmo già essere molto
soddisfatti ed invece il bello deve ancora venire. Si perché Andrea non ha
pensato solo all'oca ripiena e decide di farci tre regali dalla sua
cantina. Il primo è un Dom Perignon, 1980. Colore ambrato brillane e naso molto
complesso. Note evolute di frutti canditi e spezie orientali. Bocca con bollicina
quasi svanita ma di grande fascino. L’acidità ancora presente ne aiuta la beva,
è persistente e con un finale di liquirizia e agrumi canditi. Nonostante la sua
età é un vino che lascia dei bei ricordi gustativi. Ancora Dom Perignon, ancora
più vecchio, annata 1973. Note evolute più spiccate e minore acidità in bocca
lo fanno un “sedere” nel finale. Comunque, chapeau!!!
Ultima bottiglia! Sempre Dom Perignon in una incredibile annata 1966. Scende
veloce nei bicchieri ed il numero di bollicine ci fa’ spalancare gli occhi,
nettamente di più che nelle annate più giovani aperte prima. Al naso é un
tripudio di note candite, spezie, cera d’api. E poi caramello e burro insomma,
un sacco di cose bellissime. E poi la bocca, che lo rende il più fresco tra i
tre. Sprigiona un gusto molto
equilibrato, di una persistenza pazzesca. Mentre lo bevo sento l’acidità che
sostiene il vino e che mi sorprende fino a lasciarmi senza parole. Mi metto in
un angolo e incredulo mi gusto l’ultimo sorso di questo meraviglioso vino che
vorrei non finisse mai.
Grazie Andrea!!
A presto.
Marco B.
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