giovedì 28 marzo 2013

La Domenica col Dom.


Con Francesco ci sediamo al tavolo della sua famiglia e scopriamo uno dei grandi nomi della Champagne.

La Domenica (la “D” maiuscola non è casuale) a casa ha sempre avuto fin dalla mia infanzia un qualcosa di sacro. E non mi riferisco “solo” al significato religioso, ma proprio ad un aspetto Eno-Gastro-Culturale di grande rilievo. Quella appena passata, l'ho trascorsa, come spesso capita, a pranzo dai miei genitori. E quando mio padre (grande appassionato di vino) mette in tavola una splendida bottiglia di “Dom Ruinart” millesimo 1996, nonostante io non sia  mai stato un grande Champagnista, sono stato solleticato non poco dal prodotto in questione tanto che per osmosi sentivo già la grandissima acidità al palato.
La maison Ruinart, fondata nel 1729, è la più antica di tutta la zona dello Champagne, produce il suo prodotto di punta chiamato appunto Dom Ruinart (in onore del monaco benedettino scomparso 20 anni prima della fondazione dell’azienda) utilizzando uve Chardonnay provenienti solo da comuni classificati “Grand Cru”, il 65% dalla Cote de Blancs ed il 35% dalle Montagne de Reims, che successivamente maturano dai 9 ai 10 anni nelle “les Crayères” le storiche cantine in gesso che grazie alla loro frescura del tutto naturale permettono alle bottiglie di riposare in un ambiente idoneo. Il millesimo '96, per gli amanti della tipologia, è un’annata culto, in quanto le condizioni climatiche l’hanno eletta come il “Vintage” più grande del XX secolo. Veniamo quindi alla degustazione:
nel bicchiere il vino è di un giallo paglierino carico, brillante, con file di bollicine fini e lente nel salire in superficie, al naso rivela sentori di mandorle, croissant, crema pasticcera ed una leggera sensazione ossidata che seduce in modo incredibile il mio “esigente” naso; in bocca è un’esplosione di freschezza, con note agrumate, sensazioni tattili simili alle spremute di agrumi, persistenza al palato lunghissima ed un aroma di bocca che ricorda il lievito da pane, in conclusione un prodotto di grande classe e finezza che mi ha permesso di poter assaporare la grandezza di un grande territorio dotato di storia e tradizione come la Champagne. 
Santé 
Francesco P.
Champagne Ruinart
4, Rue des Crayères  www.ruinart.com
 
Dom Ruinart 1996

martedì 26 marzo 2013

La Dame du Vin per La Taverna di B. - Cosa non si fa con lo Champagne.

Subito un nuovo appuntamento con La Dame du Vin. Seguiamo i suoi consigli sullo Champagne. Vai Dame!!!


COSA NON SI FA CON LO CHAMPAGNE. 
Non raffreddare troppo lo champagne: anche se non deve essere caldo, è molto peggio servirlo troppo freddo o addirittura quasi ghiacciato;
 
Non riempire solo a metà il secchiello del ghiaccio: finirai per raffreddare solo metà della bottiglia. Aggiungi acqua e sale al ghiaccio in modo che si sciolga piu’ velocemente e si raffreddi piu’ velocemente anche la bottiglia;
 
Non raffreddare i bicchieri prima di servire lo champagne riempiendoli di cubetti di ghiaccio o di ghiaccio tritato, non stai facendo un martini! Questo sistema avrà un impatto negativo sul perlage e sul bouquet dello champagne;
 
Non nascondere l’etichetta e non avvolgere la bottiglia in un tovagliolo come se fosse un neonato. Questa (pessima) usanza è nata nei nightclubs parigini per nascondere le etichette di champagne dozzinali cosi’ da non far capire al cliente che invece lo si era fatto pagare come un grande champagne;
 
Sicuramente avrai bisogno di un tovagliolo per asciugare l’acqua in eccesso quando toglierai la bottiglia dal secchiello, ma dovrai tenerlo in mano;
 
Non capovolgere mai una bottiglia vuota nel secchiello del ghiaccio!!
Mostra una volgarissima mancanza di rispetto verso il prezioso vino che hai appena bevuto e, ancor peggio, una mancanza di tatto nei confronti degli ospiti con cui l’hai condiviso;
 
Non roteare lo champagne nel bicchiere come un sommelier esperto fa con i vini fermi.
I Francesi lo chiamano “abbattimento di uno champagne” perché scuotendo le bollicine nel bicchiere si puo’ arrivare a compromettere in 30 secondi quello che è stato prodotto faticosamente in 3 anni!
 
Non fare il “battitore di champagne da spogliatoio”.
Quando servi questo vino cosi’ elegante cerca di non fare il campione di Super Bowl che agita la bottiglia forsennatamente perché deve versare il suo contenuto addosso ai compagni di squadra, piuttosto che gustarselo!
 
Un ultimo suggerimento:
 
Lo champagne non si serve infilando il pollice nell’incavo presente sul fondo della bottiglia.
Vi prego, evitatelo!
La bottiglia va presa con la mano destra sul fondo appoggiando le dita a corolla intorno alla bottiglia stessa lasciando scoperta l’etichetta.
 
A proposito:
sapete perché il fondo delle bottiglie di champagne è cavo?
Perché la pressione atmosferica che si sviluppa all’interno della bottiglia per effetto dell’anidride carbonica è talmente elevata che occorre equilibrare il rapporto esistente fra liquido e solido, aumentando quindi la superficie di contatto con il vino per creare maggiore tenuta e minore pressione.
          La Dame du Vin



A presto, ancora con La Dame du Vin

Claudio N.

La Dame du Vin per La Taverna di B.


Cari lettori, è con grande piacere che vi comunico la nuova collaborazione del vostro enoblog preferito (quindi, questo!) con una persona, una grande appassionata di vino ma soprattutto una grande esperta, che non potrà far altro che arricchire il nostro giovane portale. Qui la sua presentazione.

La Dame du Vin


Dietro la Dame si cela una donna che ha tanti interessi e tante passioni.
Una delle piu’ importanti è sicuramente l’amore per il vino, in tutte le sue espressioni, in tutti i suoi colori e le sue intensità.
Senza scomodare il mio diploma AIS, ottenuto diversi anni fa, e tutti i Master di specializzazione sui vini francesi, soprattutto sugli champagnes, e le serate di docenza per la Scuola Europea Sommelier, posso senza dubbio dire che amo circumnavigare questo mondo enologico con curiosità, intelligenza, passione, emozione, sempre alla ricerca del vino “piu’ buono”….vino che non trovero’ mai.
Vorrei che la mia passione fosse condivisa da tante persone e, in questo viaggio nel gusto, vorrei trovare dei compagni che sappiano cogliere il meglio e il piacere anche in una bottiglia di vino.

E allora…Santé!

La Dame du Vin
www.ladameduvin.com
ladameduvin@gmail.com  FB page : La Dame du Vin 






A breve un nuovo appuntamento con La Dame.

Claudio N.



mercoledì 20 marzo 2013

Passi dalla Taverna e scopri meraviglie.


Le serata dedicate al vino sono tutte belle, sempre (o quasi). Poi però ci sono serate che oltre ad essere belle sono anche rare. Sono importanti e lo sono ben aldilà del valore economico di quanto si assaggia. E’ quell'importanza conferita dal fatto di essere al cospetto di bottiglie che fanno davvero tremare le gambe. Sono quelle di cui senti sempre parlare, con cui tutti fanno confronti. Parli di vino e poi per un motivo o per un altro finisci sempre li. Li ha visti nelle cantine importanti, nelle carte dei migliori ristoranti, hai letto di loro sui libri. Ti sei fatto raccontare tutto da chi li ha già assaggiati, hai immaginato di averli bevuti anche tu nello stesso momento in cui hai ascoltato le loro storie. C’è chi li definisce (e non a torto) i migliori vini al mondo, sono quelli con cui si fanno le aste e di cui si cercano le annate più importanti, magari ancora chiuse dentro le casse di legno originali. Si, avete capito, ne sono certo. Stasera, alla Taverna di B. , ci sono i grandi vini di Bordeaux. Ma davvero i grandi. Siamo in 6 e 6 sono le bottiglie. Tenetevi forte :

Chateau Haut Brion 1997
Chateau Cheval Blanc 1993
Chateau Margaux 1993
Chateau Mouton Rotschild 1991
Chateau Gruaund Larose 1989
Viuex Chateau Certain 1985

Marco B. ha pensato ad un meccanismo “infernale”(ma utile) perché nessuno sia condizionato ed in ragione del fatto che sappiamo cosa stiamo per bere. Insieme a lui prepariamo e avviniamo i bicchieri, 36 in tutto. Gli ultimi ad arrivare, Stefano e Livia, ce li serviranno non sapendo in quale bicchiere e stato messo quel determinato vino e così anche noi perdiamo le coordinate. Marco B. ha segnato tutto, alla fine scopriremo il contenuto di ognuno dei sei bicchieri che abbiamo davanti.

Château Haut-Brion Premier Grand Cru Classé 1997 Pessac Leognan (annata media).
Alla vista si presenta rosso granato carico, con riflessi aranciati, limpido e con una media consistenza. Al naso la nota di paprika dolce è piuttosto invadente(frutto di un’eccessiva evoluzione) con sentori che si avvicinano quasi al dado. In bocca non ha grande acidità, è piuttosto corto ed evidenzia un’estrema leggerezza al palato, probabilmente il problema è da attribuire alla conservazione.

Vieux Château Certain 1985 Pomerol (annata ottima)
Nel bicchiere si presenta limpido, con un bellissimo rosso granato carico con riflessi aranciati, dotato di una bella consistenza. Sentendolo al naso percepiamo ancora una leggera nota varietale(legata al cabernet), sensazioni che ci riconducono ai funghi secchi, alla terra(humus) ed una bellissima nota affumicata. In bocca è fresco, persistente, dotato di una “leggera eleganza” che solo i grandi Bordeaux hanno.

Château Margaux Premier Grand Cru Classé 1993 Margaux (annata media)
Alla vista è di un rosso rubino scarico, con riflessi granati, grande consistenza e grande limpidezza, peccato che il sentore di tappo sia tremendo sia al naso che in bocca(peccato, l’acidità era sontuosa).

Château Gruaud-Larose Grand Cru Classé 1989 Saint Julien (annata ottima)
Di un rosso granato carico con riflessi aranciati, consistente e limpido (si denota un grande estratto solo alla vista). Al naso esplode in un bouquet ricco di note affumicate, terrose, a tratti vegetali, grande complessità e grandissima finezza. In bocca ha un’ottima acidità, è dotato di quell’eleganza tipicamente bordolese, a tratti minerale con sontuosa persistenza e piacevolezza, davvero sorprendente.

Château Cheval Blanc 1er Grand Cru Classé 1993 Saint Emillion (annata media)
Alla vista si presenta rosso granato con riflessi granati, è limpido e concentrato, dotato di grande consistenza. All’olfatto è ancora ricco di richiami vegetali(quasi rotìe), con grandissima mineralità, etereo e con sentori che sul finale richiamano il tabacco e la torrefazione. In bocca è sontuoso, fresco, setoso, elegante dotato di una finezza da vero fuoriclasse, persistenza lunghissima e bocca sul finale armonica ed equilibrata.

Château Mouton Rothschild Premier Grand Cru Classé 1991 Pauillac (annata scadente)
Nel bicchiere si presenta con una veste rosso granato con riflessi granati, di grande consistenza e bellissima brillantezza di colore. Al naso ci seduce con note di torrefazione, humus, spezie dolci(vaniglia e cannella) con una leggera e gradevolissima nota arrostita sul finale. In bocca la sua freschezza è incredibile, dotato di un tannino setoso, una sequenza di aromi di bocca che richiamano l’anice stellato e la liquirizia ed una persistenza incredibile. Vino sontuoso!!

La soddisfazione è tanta, il pensiero ricorrente è quello di aver partecipato a qualcosa di unico e forse (purtroppo) irripetibile.

Claudio N. (collaborazione e appunti di degustazione Francesco P.)


Chateau Margaux 1993

Chateau Cheval Blanc 1993

Chateau Haut - Brion 1997

Chateau Mouton Rotschild 1991

Chateau Gruaud Larose 1989

Vieux Chateau Certain 1985






martedì 19 marzo 2013

Il sabato in Taverna.


Sabato sera, il pensiero che domani sia domenica ci mette ancora più di buon umore. Abbiamo organizzato in taverna, quella di B. ovviamente. Siamo in cinque, Marco B., Francesco P. e due graditissimi ospiti, Andrea e Umberto. Le premesse sono delle migliori, ognuno presente con almeno una bottiglia, tutte rigorosamente coperte. Francesco comincia ad accendere i fornelli, al cibo (e ne siamo felici) ci pensa lui. Inizia a preparare il suo risotto con porri, cipollotto, curcuma e gamberi  e noi apriamo subito le danze con una bollicina. Nel bicchiere un evidente giallo paglierino, una bolla fine con sentori di frutta fresca ma anche di crosta di pane. Una buona bevibilità, secco e deciso. Champagne, in particolare un Avisoize 2005 di Agrapart et Fils, extra brut e Blanc de Blanc (ovvero bianco da uve bianche, quindi tutto Chardonnay). Piacevole con una sola pecca (in considerazione della tipologia del prodotto), un’acidità poco marcata che, di solito, è abbastanza caratteristica di questi prodotti. Francesco continua a spadellare e Marco apre la seconda bottiglia. Ancora una bolla, questa volta nel bicchiere ci si presenta un colore oro antico. Subito profumi di prodotti da forno ma anche di miele. Il vino è quello che si dice “armonico”, in bocca ripresenta tutti questi sentori insieme ad una bolla finissima che ne aumenta (se possibile) la piacevolezza e ce lo fa’ versare senza troppi indugi. Il giudizio è praticamente unanime, ancora Champagne. E invece no, la bottiglia si scopre e appare un bellissimo e raro Giulio Ferrari 1993, il re delle bollicine italiane. Davvero grandissimo ed in perfetta forma (dopo 20 vent’anni!). Ci sediamo, il riso è pronto ed anche il primo vino bianco (scelto da Marco B.) che, insieme ai rossi, abbiamo versato già da più di mezz’ora nei rispettivi bicchieri in maniera tale da poter avere dei vini ben ossigenati. L’abbinamento ci pare subito azzeccato, il vino è di un color oro carico con riflessi ambrati e subito al naso svela una dolcezza di frutti esotici, tropicali. Ananas maturo, banana ma anche passion fruit. In bocca tutte le dolcezze ritornano e bilanciano bene i sapori del piatto. Scopriamo anche questa bottiglia, siamo in Alsazia con il Domaine Zind Humbrecht ed il loro Gewurtztraminer Heimburg, annata 2000. Francesco sta già pensando al secondo e noi cominciamo a posizionare i calici dei rossi, tre per ognuno come tre sono le bottiglie che stiamo per assaggiare. Senza seguire un ordine troppo rigido, in modo da non avere troppi riferimenti, partiamo con il primo vino. Nel bicchiere si presenta di un rosso rubino decisamente carico. Al naso emergono note spiccate di chiodi di garofano e spezie, molto intriganti. In bocca è elegante, con una delicatezza notevole. Siamo curiosi, molto curiosi. Passiamo al secondo vino, ancora rosso rubino. Qui il naso è davvero splendido, note balsamiche e mentolate insieme a frutti di bosco sotto spirito. In bocca mostra una grande materia unita ad una piacevolezza di beva che ce lo fa’ quasi tracannare. Arriva il terzo e si presenta di un rosso, questa volta granato. Cosa che ci fa’ intuire il vitigno (Sangiovese) e di conseguenza la tipologia (Brunello di Montalcino). Al naso esprime una pulizia apprezzabile insieme a note di tabacco e cuoio. In bocca è equilibrato e piacevole, dimostrando un’ottima tenuta evolutiva. Scopriamo allora le bottiglie a partire da quest’ultima, Brunello di Montalcino Castelgiocondo Tenuta Frescobaldi, annata 1997. Prima di lui il vino (forse) della serata, un Guado al Tasso 1998, Antinori ovviamente. E ancora il primo rosso, un gradissimo. Scrio 1999, Le Macchiole. Potremmo fermarci qui ma ovviamente non lo facciamo. Arriva un altro bianco, color ora antico con riflessi ambrati. Al naso e in bocca ancora frutta esotica e matura, ananas e frutto della passione. Il tutto ritorna in bocca con una nota zuccherina ancora più marcata e non potrebbe essere altrimenti per una vendemmia tardiva e in particolare per il Clos Windsbuhl 2002 di ZindHumbrecht, pinot grigio in purezza. Ci siamo lanciati con i bianchi e così arrivano anche un superbo EisWein 1989 Landauer e un Lorenzhofer Riesling Auslese 1999 Karlsmuhle di Peter Geiben. Abbiamo finito, siamo proprio felici. Ah, quasi dimenticavo. Abbiamo anche provato ad aprire un Gattinara Selezione Travaglini 1955, il sentore purtroppo è di tappo. Grazie comunque ad Umberto per avere voluto condividere questa bottiglia che la sua famiglia conservava da anni.

Claudio N.



Avizoise 2005


Giulio Ferrari 1993


Heimburg Gewurtztraminer 2000


Scrio 1999, Guado Al Tasso 1998, Castelgiocondo 1997



Clos Windsbulh Vendage Tardive Pinot Gris 2002
Goldbuger Eiswein 1989 

Lorenzhofer Riesling Auslese 1999

Gattinara Selezione Travaglini 1955







mercoledì 13 marzo 2013

Le Degustazioni di Marco B.

Cari affezionati delle "Degustazioni di Marco B.", ecco a voi un weekend enologico davvero da ricordare per tanto tempo. Partiamo con Marco alla scoperta di tre giorni pieni di emozioni.


"Giorno 1 : venerdì sera.
Con Francesco P abbiamo preparato una serata “Jeroboam” (www.jeroboam-wine.com) per un gruppo di ragazzi, loro in 8 noi in 2. Apriamo le danze con una bollicina, subito Champagne. Blanc de Blanc 1er Cru di Larmandier Bernier,  a Vertus. Mentre il padrone di casa affetta una splendida soppressa veneta io verso il vino. Una fetta, poi un’altra, poi ancora e due bottiglie “scompaiono” quasi senza accorgersene. Il vino, infatti,  è fresco e con una beva piacevolissima e molto elegante, una spiccata personalità giocata su note minerali. Mette tutti d’accordo. Mentre Francesco prepara una tartare di tonno io comincio  a versare il secondo vino. Alto Adige, precisamente a Terlano, una delle zone più vocate per il vitigno pinot bianco. Che nel Vorberg, riserva dell’azienda Cantina di Terlano, trova una delle sue migliori espressioni. Vino quasi immortale. Ricordo bene una degustazione a Merano con annate che partivano dagli anni 2000 per poi passare tra alcune degli anni ‘90/’80 e finire con una ‘71 che ancora non dimentico per la sua freschezza e la sua mineralità, impressionanti. Insomma, uno dei bianchi italiani più longevi ed oltre tutto ad un prezzo davvero accessibile (circa 15€). Stasera però il Vorberg è giovane, annata 2009 (ho poche bottiglie più anziane e le custodisco gelosamente!). Il vino si presenta con un bel colore, leggermente  dorato e di una bella lucentezza. Naso pulito, sentori fruttati freschi con note minerali. In bocca il vino é caldo, di buona struttura e con un’acidità che lo sosterrà per parecchi anni. Abbinato alla tartare di Francesco regge bene. E’ la volta del rosso. Abbiamo scelto il Montevetrano della bravissima Silvia Imparato che nel piccolo comune di San Cipriano Vicentino, siamo in provincia di Salerno,all interno dove Silvia produce questo vino a base Cabernet, Merlot e Aglianico. Due annate pronte, 2004 e 2001 in modo da evidenziare l’evoluzione di questo vino. Annata 2004: in splendida forma, con una bellissima beva, fresca ma di buon corpo che ha accompagnato molto bene sia il risotto di Francesco che qualche formaggio che abbiamo abbinato. Bottiglia con ancora buoni margini di evoluzione. Annata 2001:una sorpresa. Lo trovo da subito molto più buono e quasi più fresco della 2004, con al naso delle note del cabernet che mi fanno pensare lontanamente (addirittura) ad un vino di Bordeaux. Lontanamente ho detto! In bocca frutti rossi maturi, qualche nota di tabacco e cioccolato e un finale balsamico. Insomma era un po' che non riprovavo questi vini e mi sono piaciuti davvero. Concludiamo con un vino dolce ovvero l’ Angialis 2003 di Argiolas.  Un passito sardo da uve Nasco, vitigno autoctono dell’isola. Piacevole e di buona persistenza aromatica che accompagna una mousse ai tre cioccolati. Finale tra chiacchiere di vino e un bel bicchiere Porto Vintage 1995, Quinta de la Rosa.

Giorno 2 : sabato sera
Casa di cristiano, con Emanuele, Marco, Antonio, Lorenzo e Bruno. Degustazione di vini “alla cieca” (le bottiglie sono tutte coperte e nessuno conosce di cose si tratta). Partiamo da una bollicina che si presenta con un bel color oro carico, subito al naso note di frutta matura, canditi, cedro, spezie e zenzero. In bocca la bolla é un po' scomparsa, il vino é leggermente evoluto ed anche l’acidità non è molto presente e il vino ne risente. Togliamo la stagnola,  Champagne Carte d’Or Drappier Millesime 1990. Gli do’ un voto, 82 su 100. Ora 2 bianchi. Il primo è leggermente dorato, naso che  gioca su note di idrocarburi e mineralita, con una leggera prevalenza del legno che me lo fa penalizzare. In bocca grande materia e pulizia, grasso e con una buona acidità e persistenza. Anche qui, però, i sentori del legno ne disturbano la beva. Voto 85 su 100, il vino è un Riesling di Markus Molitor Alte Reben, annata 2001. Il secondo bianco, sempre proveniente dalla Mosella, si presenta con un colore più tenue, con profumi molto freschi di frutta e una bocca con una piacevolissima beva giocata sull’acidità e qualche dolcezza. Voto, 89 su 100 per il  Riesling Kabinett Fritz Hagg 2008. In più, sul tema Riesling, ho voluto aggiungere un’altra bottiglia, un Castel Juval Alto Adige annata 2005. Colore leggermente dorato, naso tra idrocarburi,  pietra focaia, frutta matura e agrumi canditi. In bocca ancora una bell’acidità che ne sostiene una freschissima beva con un finale balsamico e quasi sapido. Molto buono, voto 90 su 100. Andiamo avanti.  Ecco i rossi. Primo vino. Colore rosso rubino cupo e non limpidissimo. Al naso frutta matura, note dolci, caffè e spezie. Bocca calda, concentrata sempre su frutta matura e spezie, trovo poca freschezza nella beva e lo colloco già in fase ascendente. Voto 86 su 100 per lo spagnolo Allion Bodega Allion 1999.  Secondo vino che si presenta con un colore rubino molto carico, abbastanza limpido. Al naso sentori di spezie, tostature e caffè. La bocca é molto calda, alcolica, con un finale un po' amarognolo. Non mi entusiasma. voto 85. Terre Brune Santadi, annata 1999.  Avanti, stappiamo ancora. Il colore é granato con un’unghia aranciata. Al naso qualche nota un evoluta, svela un vino con qualche anno alle spalle. In bocca invece ha un bell'equilibrio, una piacevole beva, abbastanza persistente e  con un finale su note di caffè, spezie e cuoio. Voto,  88 su 100 per il Brunello di Montalcino Riserva 1994 di Gianfranco Soldera. Ricordo bene le sue bottiglie e le ricordo di ben  altra fattura. A tal punto da escludere che fosse una delle sue bottiglie. Serviamo l’ultimo vino, formato Magnum. Il naso evidenzia subito  qualche problemino,  con dei difetti (vere e proprie puzze) che non ci convincono. Ed anche aspettando un po' di tempo questi odori non cambiano. Anche all'assaggio il vino risulta non gradevole, un problema che forse deriva dalla tenuta del tappo che ne ha condizionato l’ evoluzione (peccato). Quindi voto N.C. per  il Barolo La Rocca e la Pira di Roagna, annata 1996. Per rifarci dalla delusione stappiamo una bottiglia di L'Apparita del Castello di Ama 2001, ben fatta e con un bel frutto ed anche una buona acidità che lascia immaginare  prospettive evolutive interessanti.  Non contenti finiamo con un Riesling Loosen Auslese 1976 che ha strabiliato tutti. Sia bevendolo che poi scoprendo la sua età, che i più estremi dei miei compagni hanno “posizionato” intorno gli anni 90. Incredibile che questo vino possa evolvere ancora. Insomma, un bel sabato sera passato con buoni amici, buoni vini e la buona cucina di Cristiano.
Grazie!!

Giorno 3 : domenica sera.

So che state pensando che questo week dovrei terminarlo bevendo  acqua e qualche succo di frutta, invece no cari miei, Stasera mi aspetta Andrea, con la promessa della sua mitica oca ripiena . Siamo in 7 e partiamo con una Magnum di Champagne Pol Roger 1998, di una bontà pazzesca. Fresco e cremoso, proprio buono! Poi due Barbaresco, 2004 e 2001,  dell’azienda Sottimano, precisamente il loro “cru” Fausoni. Entrambi ben fatti, con la loro freschezza accompagnano il primo piatto, una pasta con un ragù di cinta senese. A seguire ecco una Magnum di Barbaresco di Gaja, annata 1997. Colore rubino carico, naso di frutta rossa e speziature, bocca calda di lunghissima persistenza e di grande equilibrio. L’oca ripiena ringrazia per l’abbinamento. A questo punto potremmo già essere molto soddisfatti ed invece il bello deve ancora venire. Si perché Andrea non ha pensato solo all'oca ripiena e decide di farci tre regali dalla sua cantina.  Il primo è un Dom Perignon,  1980. Colore ambrato brillane e naso molto complesso. Note evolute di frutti canditi e spezie orientali. Bocca con bollicina quasi svanita ma di grande fascino. L’acidità ancora presente ne aiuta la beva, è persistente e con un finale di liquirizia e agrumi canditi. Nonostante la sua età é un vino che lascia dei bei ricordi gustativi. Ancora Dom Perignon, ancora più vecchio, annata 1973. Note evolute più spiccate e minore acidità in bocca lo fanno un “sedere” nel finale. Comunque, chapeau!!!
Ultima bottiglia! Sempre Dom Perignon in una incredibile annata 1966. Scende veloce nei bicchieri ed il numero di bollicine ci fa’ spalancare gli occhi, nettamente di più che nelle annate più giovani aperte prima. Al naso é un tripudio di note candite, spezie, cera d’api. E poi caramello e burro insomma, un sacco di cose bellissime. E poi la bocca, che lo rende il più fresco tra i tre.  Sprigiona un gusto molto equilibrato, di una persistenza pazzesca. Mentre lo bevo sento l’acidità che sostiene il vino e che mi sorprende fino a lasciarmi senza parole. Mi metto in un angolo e incredulo mi gusto l’ultimo sorso di questo meraviglioso vino che vorrei non finisse mai.
Grazie Andrea!!


A presto.
Marco B.
Gaja Barbaresco 1997 Magnum

Pol Roger 1998 Magnum

Dom Perignon Vintage 1966

Sottimano Barbaresco "Fausoni" 2001 e 2004


Alla prossima con le grandi "Degustazioni di Marco B."

Claudio N.


mercoledì 6 marzo 2013

Aperitivi milanesi. Sosta al Refeel.


E’ da qualche giorno che sto programmando un aperitivo con Silvia e Veronica, due carissime amiche che purtroppo vedo poco per colpa degli impegni di tutti. Questa volta però ce la facciamo, siamo d’accordo. Lunedì ore 19.00 in Viale Sabotino a Milano, scegliamo il Refeel. Non è certo la prima volta che mi fermo in questo locale, ben conosciuto dagli abituè dell’aperitivo milanese, ma stasera lo faccio con un occhio più attento, con la prospettiva che questa volta dovrò (vorrò) scrivere le mie impressioni per condividerle con voi. La location è decisamente carina, a pochi passi dall’arco di Porta Romana. Abbiamo prenotato (previdenti), questo lounge bar è sempre molto frequentato e quindi ve lo consiglio vivamente se volete sedervi in tutta tranquillità. L’ambiente è abbastanza tranquillo (è lunedì), le luci soffuse creano un’atmosfera gradevole con musica mai invadente ma piacevolmente di sottofondo. Ho un buon ricordo dei cocktail del Refeel, non ho fantasia e scelgo un Mojito. Ricordavo bene, sapori ben bilanciati, un chicco di uva rossa per completare la guarnitura. Unica nota per il bicchiere, forse non quello più adatto, meglio un Tumbler un pochino più alto. In ogni caso un buon cocktail. Devo guidare e quindi con il bere mi fermo qui. Ma il Refeel, per l’aperitivo, offre qualcosa di notevole anche per il palato. Il bancone è pieno di stuzzichini, quasi tutti preparati al momento. Pizze e focacce abbondano, ma anche primi caldi, verdura fresca, croissant salati e ancora frittate di verdura, assaggi di formaggio e salumi, tutto di discreta qualità. E poi qualche crudità di pesce (nota di merito). Praticamente un buffet da cena. Inoltre se, come noi, siete seduti ad un tavolo, il Refeel vi servirà un piatto con buona parte della proposta del buffet, senza farvi alzare dal vostro posto ma lasciandovi comunque liberi di servirsi. Se passate da queste parti, una sosta è quasi obbligata.




Refeel Coffee & More
Viale Sabotino 20 Milano
Tel. O2 583224227


Claudio N.



Le Degustazioni di Marco B.

Continuano le degustazioni di Marco B. Leggete cosa ha bevuto questa volta.


"Lunedì,20 minuti alle 20. Sono in taverna che aspetto il mio “pusher” (di vino ovviamente) numero uno. Non vi dico nulla di lui sono troppo geloso. Vi dico solo che grazie a lui ho bevuto e acquistato bottiglie di gran livello. Sono quasi 2 mesi che non ci si vede così ho deciso di invitarlo, in segreto, nella mia taverna. C'é anche suo nipote, ragazzo giovane e (aggiungo io) molto fortunato. C’é da aspettarsi di tutto da lui,può presentarsi con un Barolo mai sentito o con un Monfortino,oppure con  un Savigny Les Beaume 1er Cru o magari un Richebourg 1990! Insomma sempre bottiglie di una grande caratura. Le ultime due che ho bevuto con lui sono state un Leoville Las Cases 1995 e un Vega Sicilia Unico 1986 che, come da definizione, è veramente UNICO, tanto cheil povero Leoville sembrava quasi acqua.  Sto sognando ad occhi aperti, li apro e andiamo avanti. Ho preso un po' di carne che farò alla brace e un formaggio non troppo stagionato. Io ho appena stappato un Pichon Longueville Comtesse de Lalande 1998. Tappo perfetto, avvino subito tre bicchieri e lo verso. In attesa dei miei ospiti comincio a scoprirlo. Si presenta bene. Rosso rubino carico, limpido. Prima nasata e subito la Francia, o meglio subito il Cabernet di Puillac. Piccolo assaggio. Bello ,pieno ed elegante, perfetto. Ora si deve aprire un po'. Deve respirare. Pochi minuti e suona il campanello, sono arrivati. Apro il cancello e gli vado in contro. Li faccio entrare e subito si materializza una bottiglia. Quasi cado per terra!! Forse è uno scherzo. In mano ho uno Chateau Ausone, uno Chateau Ausone 1990! (non posso scrivere tutte le parole di stupore che mi hanno percorso la mente)“Prego prego, entrate” dico io. Chiacchiere ed ancora chiacchiere (di vino naturalmente) e lo Chateau Ausone è nei bicchieri da circa mezz'ora.  Il naso inizialmente chiuso adesso si concede un po'. Si esprime con delle vene dolciastre,trovo i frutti rossi un po' maturi e in particolare sento molto la dolcezza dei cranberries. (mi ricorda molto quelli che ho mangiato una sera  da Renato C.). Poi bastoncino di liquirizia e qualche nota un po’ terrosa. La bocca é ben equilibrata,un buon frutto e una buona evoluzione. Forse non lunghissima la sua persistenza. Passiamo ancora un’oretta a confrontare i 2 vini. Il Pichon Longueville é un vino che potresti bere a litri. Elegante e con una “beva” pazzesca. Mai pesante. Lo Chateau Ausone invece, nel finale, mi ha detto poco. I suoi profumi sono evoluti un po' e ora lo apprezzo meno. Non é male ma non mi ha lasciato qualcosa di così indimenticabile.

Vi saluto e alla prossima."Marco B. 
Comtesse De Lalande 1998

Chateau Ausone 1990 




















A presto, ancora con le grandi degustazioni di Marco B.

Claudio N.

martedì 5 marzo 2013

Accade di Lunedì.


Un nuovo appuntamento con le degustazioni di Francesco P.

"Accade di lunedì, che devi discutere di lavoro, progetti ed altre faccende a volte non sempre stimolanti, eppure accade anche che sul tavolo si materializzi una bottiglia avvolta da una “calzina” con un punto interrogativo in bella mostra.
Dapprima scruto la bottiglia, la sua forma(a volte il profilo ci puo far intuire qualche preziosa informazione) tipicamente bordolese; riempio il mio bicchiere da Pinot Noir(chissà poi perché se la bottiglia è bordolese ci metto un bicchiere da Borgogna…bah) e mi si presenta un vino dal color rosso rubino scarico con riflessi granati bellissimi ed estremamente brillanti, una consistenza sontuosa che inizia a farmi una certa “acquolina” in bocca; al naso è finissimo, note balsamiche come l’eucalipto, sensazioni leggermente affumicate ed un elegantissimo finale di funghi secchi e tabacco che mi fanno scoprire una certa evoluzione e mandano letteralmente in tilt la mia memoria olfattiva, infatti in un primo momento inzio ad ipotizzare che cosa possa essere il vino(giochino che spesso è meglio non fare se non si vuole essere sbeffeggiati per il resto dei propri giorni)andando completamente fuori strada(cosa che tra l’altro scoprirò solo alla fine); in bocca l’acidità è ancora ben presente e la sensazione tannica è praticamente di velluto, sento aromi di bocca che richiamano la liquirizia, una sottile nota terrosa ed un finale elegantissimo e persistente.
Arrivati a questo punto immagino che la bottiglia alla cieca non sia un semplice vino per accompagnare una serata, ma sia un prodotto di quelli che ti segnano un po’ la giornata, infatti appena sollevo la copertura mi si presenta un’etichetta che per l’enologia italiana è un “must”, il vino in questione è il Merlot “L’Apparita” Vigneto Bellavista del Castello di Ama annata 1990, ammetto che rimango stupito dalla tenuta pazzesca di questo vino, storicamente non sono mai stato un grande amante del Merlot(e voi direte“si vede che non ne hai mai bevuti di buoni” beh potreste anche avere ragione)ma questa bottiglia è bellissima, fine, sensuale e di una piacevolezza incredibile, insomma oggi avrò un motivo in più per ricordarmi questo mio lunedì."

Francesco P. 




CASTELLO DI AMA S.R.L. 
Società Agricola Località Ama 53013
Gaiole in Chianti Siena - Italia 
Telefono: 0039 0577 746031 Fax: 0039 0577 746849 
mail: info@castellodiama.com

A presto con nuove degustazioni.

Claudio N.

Terre di Toscana 2013


La passione per il mondo del vino ci porta spesso in giro per il nostro (bellissimo) Paese. Domenica mattina. Ore 8.30 già in macchina, Io e Francesco P., assonnati ma felici. Destinazione Lido di Camaiore (LU),  all’ UNA Hotel Versilia si tiene Terre di Toscana 2013. Manifestazione che raccoglie quanto di meglio offre la produzione di una delle più importante regioni italiane per quanto riguarda il mondo del vino.  130 produttori, seminari di approfondimento ma anche show cooking. Insomma, c’è di tutto per divertirsi e passare una giornata all’insegna della scoperta enoica. Arriviamo intorno alle 11.30, giusto il tempo di parcheggiare e siamo già dentro. Partiamo con i migliori propositi, “seguiamo i terroir” dice Francesco ma sappiamo tutti e due che sarà difficile. Non perché lo sia davvero ma perché il vino ci piace così tanto che è impossibile, davanti ad un produttore che abbiamo già deciso di visitare, dire “beh, ci andiamo dopo”. E così cominciamo. In degustazione ci sono ovviamente solo le annate appena prodotte, alcune delle quali non ancora disponibili sul mercato dove saranno presenti, in queste annate, solo nei prossimi mesi . Ci fermiamo subito all’Azienda Agricola Collemassari, assaggiamo il Bolgheri Rosso e i due Grattamacco (Vermentino e Bolgheri Superiore), siamo soddisfatti, certo tutti e tre hanno bisogno di ancora un discreto numero di anni per esprimersi (condizione che si ripeterà per quasi tutti i vini assaggiati dato che, come premesso, si tratta delle annate appena prodotte) ma sono tutti già apprezzabili. Subito accanto siamo nel mito, Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino Poggio di Sotto (sempre dell’azienda Collemassari), con la solita finezza del Brunello e una nota di merito per il Rosso, per noi uno dei migliori nella sua tipologia. Ci spostiamo e finiamo nel mondo biodinamico della Tenuta di Valgiano, decisamente interessanti il Palistorti e il Tenuta di Valgiano, entrambi dell’annata 2010. Siamo in grande forma e l’atmosfera della manifestazione, insieme ad uno splendido clima primaverile, ci rendono euforici. Eccoci alla Fattoria San Giusto a Rentennano, assaggiamo il Chianti Classico Riserva Le Baroncole (forse uno dei migliori attualmente in circolazione) ed il mititco Percarlo, ancora molto giovane ma già inconfondibilmente affascinante. “Torniamo” a Bolgheri, siamo davanti al banco di Michele Satta, assaggiamo tutta la gamma, note di merito per il Costa di Giulia 2011 e per il Piastraia 2009. Pochi passi ed arriva il turno de Le Redini della Tenuta degli Dei, bottiglia interessante con un ottimo rapporto qualità prezzo. Dietro di noi un’istituzione del Sangiovese Grosso, Col d’Orcia. Assaggiamo il Brunello di Montalcino 2006 e 2007 (doppia nota di merito all’azienda che l’ha portato in degustazione nei formati Magnum) e un delicatissimo e già apprezzabile Poggio al Vento 2004 che in prospettiva si pone come uno dei Brunelli che vale la pena di conservare gelosamente e riprovare fra qualche anno. Di istituzione in istituzione, Montevertine (di cui abbiamo da poco organizzato la verticale che vi abbiamo raccontato qualche post addietro). Incontriamo Martino Manetti, che da diversi anni tiene le redini dell’azienda. Con lui proviamo Piano del Ciampolo, Montervetine e Le Pergole Torte che ancora una volta conferma le sue doti di finezza nonostante la giovane età. Le ore passano ma noi non demordiamo, è la volta dell’azienda Contucci, siamo quindi a Montepulciano. Scambiamo qualche chiacchera con il gentilissimo Andrea Contucci e assaggiamo i suoi ottimi prodotti, segnaliamo in particolare il Vino Nobile di Montepulciano Mulinvecchio 2008. “Rimaniano” a Montepulciano, siamo in compagnia dell’azienda Dei con cui degustiamo un apprezzabile Bianco di Martiena 2012 senza dimenticare la Riserva Bossona 2007, Vino Nobile di Montepulciano. Torniamo alla biodinamica e ci fermiamo davanti ai vini di Duemani, una delle aziende assolutamente in rampa di lancio nel panorama vinicolo italiano. Cifra 2010 e Altrovino 2009 per cominciare per arrivare ai due prodotti che ci lasciano sensazioni meravigliose. Duemani e Suisassi, rispettivamente Cabernet Franc 100% e Syrah 100%, davvero di altissimo livello. Proviamo qualcosa di diverso, siamo davanti all’azienda Castello di Potentino,qui proviamo il Piropo. Un Pinot Nero da segnalare soprattutto per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Siamo in dirittura di arrivo ma ci attende ancora qualche assaggio, proseguiamo. E’ il momento della Tenuta Vecchie Terre di Montefili. Insieme all’enologo dell’azienda, Tommaso Paglione, ci gustiamo uno splendido Anfiteatro 2008, ancora un “bimbo” ma già apprezzabilissimo. E’ pomeriggio inoltrato, l’ora del rientro si avvicina quindi decidiamo di concludere con qualcosa che renda questa giornata davvero intensa e da ricordare. Ci fermiamo davanti alla gentilissima Roberta Fanucci dell’azienda Tua Rita. Assaggiamo subito il Giusto di Notri 2010, davvero giovanissimo e con ottime prospettive di invecchiamento. Scambiamo due parole e senza troppi timori chiediamo a Roberta come mai non ci fosse il Redigaffi. Un’occhiata veloce a destra e a sinistra e il prezioso Merlot compare davanti a noi (ve l’ho detto che Roberta è gentilissima). Ce ne versa quanto basta per apprezzarne la grazia e la profondità che promettono, con l’invecchiamento, risultati strabilianti. Il tempo di una buona bottiglia d’acqua e siamo già in macchina a riparlare di tutto. Di una manifestazione ben organizzata e ben riuscita, con un’attenzione dei produttori verso i visitatori davvero apprezzabile e anche per questo il nostro ringraziamento va a Fernando Pardini, Direttore Responsabile di AcquaBuona.
Francesco si rilassa sul sedile del passeggero, l’Appennino scorre veloce ai nostri lati. Le luci di Milano fanno capolino. Domani è lunedì ma oggi è tempo di Terre di Toscana.


Claudio N.    

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