mercoledì 16 ottobre 2013

Il bello della Taverna.

Ci sono sere in cui in Taverna ci passi così, giusto per un saluto. Perché quando comincia il freddo, in Taverna, ci trovi quasi sempre qualcuno. E così ho fatto lunedì sera, ci sono passato, giusto per un saluto.

Cin cin.


giovedì 3 ottobre 2013

Vino e Panino.

Già mi piace il titolo di questo post. Non è “campanile”, sarà la rima o la forza evocativa del connubio. Non so ma mi piace. Ed è proprio questo abbinamento che ieri sera ha reso meno triste (sigh!) il pareggio della Juve in Champions. Aspetto Marco B. a casa sua, lui finisce di lavorare e mi raggiunge, a casa sua (!). Piccolo aperitivo con prosciutto artigianale toscano, gentile concessione fraterna, nel vero senso della parola, e in abbinamento Jacquesson 734, che personalmente trovo sempre splendido. Bolle fini, agrumi e fiori bianchi in un finale appena morbidoso. Sempre grande! E poi l’idea avuta nel pomeriggio, un po’ finger food un po’ gourmet. Un po’ tradizione un po’ street food. Si, lei. La PORCHETTA DI ARICCIA IGP.  Non avendo a portata di mano fraschetterie o simili, decido per quella del supermercato con la “ESSE”. Già sperimentata e degna di nota. Qundi, verdure al forno cotte a puntino e la mitica “PORCA”, da servire tiepida tendente al caldo ma mai fredda, infilata ben bene in fettone spesse e croccanti di pane di grano duro. Abbiniamo questa goduria ad un sorprendente PETRA 1997, prima annata prodotta, Cabernet Sauvignon e Merlot, in splendida forma. Vino ancora vivo senza accenni di una fase calante, anche dopo più di un’ora nei bicchieri. Al naso svela spezie e delicate pungenze, dal pepe ai chiodi di garofano, tabacco da masticare e cuoio. In bocca è fine e perfetto insieme ai nostri “panozzi”.  Provateci anche voi, svariate con gli abbinamenti, date a sua maestà “il panino con la porchetta” ciò che si merita.







domenica 4 agosto 2013

Podere Scabini, piccoli produttori crescono.

Bere low-cost è una scelta, a volte (purtroppo) una necessità. Lo si può fare in tanti modi, uno di questi è andare in giro e non fermarsi allo scaffale del supermercato di (s)fiducia. E’ così che, insieme alla impagabile compagnia di Claudio e Nicoletta, amici e ormai cittadini onorari dell’OltrePo, sono andato a trovare Lorenzo Scabini, giovane agricoltore (lui si definisce così) e patron di Podere Scabini. Siamo a Golferenzo, tra le verdi e rigogliose colline pavesi. Casa e cantina, come succede spesso da queste parti. Le vigne tutto intorno esposte a est-ovest. Lorenzo produce con passione vini semplici, non ha pretese di lunghi invecchiamenti, ne di vini dalle infinite note degustative. Vuole fare dei vini nel rispetto della natura e della vigna, vini per tutti, vini frutto della sua passione per questa terra. Sei prodotti per una gamma che non supera mai i 5€. Riesling, Chardonnay, Moscato, Pinot Rosè, Bonarda e Croatina dolce. Da abbinare agli ottimi salumi locali, ad antipasti di pesce i bianchi e a qualche storia di questa terra. Degno di nota il sito internet aziendale, quasi da blasonata azienda toscana, segno di apertura mentale (rara da queste parti) e desiderio di innovazione.






PODERE SCABINI
Azienda Vitivinicola di Scabini Lorenzo
Località Chiappeto, 23
27047 Golferenzo (PV)
web : www.poderescabini.it
mail : info@poderescabini.it

Sere d'estate Alla Corte.

Serata pre-vacanze, purtroppo non le mie ma quelle di mio padre, a cui ho deciso di offrire una cena di saluti prima della sua partenza (che figlio modello!). Ne avevo parlato con Francesco Pagani AKA Checco non troppi giorni fa. “C’è un ristorante da provare ad Appiano Gentile, si chiama Alla Corte”. Detto fatto. Siamo ad Appiano Gentile (CO), appunto, proprio nella piazza centrale del paese (nota di merito per la comodità ed abbondanza di parcheggio, per altro gratuito, proprio davanti all’entrata del ristorante). Il nome non è casuale, l’ingresso è proprio dal portone di una corte modernamente rifinita, piccola e accogliente. Ovviamente scegliamo di accomodarci fuori. Il menù è intrigante e, appena conclusa la consultazione, in attesa di ciò che abbiamo ordinato, arriva una piccola entrée offerta. Sorbettino al melone con chips di prosciutto crudo, interessante rivisitazione di un classico estivo. Sorseggiamo un primo calice di Gewurtztraminer di San Michel Eppan 2011 e arrivano gli antipasti. “Frittino misto di pesce con grattachecca al limone e liquirizia” per me, “Gallinella affumicata su crema di piselli, crostone di focaccia e croccante alla pancetta” per il babbo (nel senso di padre, ovviamente!). Due antipasti gradevoli con note di merito per la crema di piselli, davvero prelibata, che si è meritata una poco educata (ma molto goduriosa) scarpetta con pane e focaccia prodotti sempre in cucina come tutto il resto. Continuiamo col pesce : gli “Spaghetti chitarra alle due alici e peperoncino, su passata di pomodorini e grattata di pecorino” se li aggiudica il capofamiglia, io viro sulle “Farfalle di pasta alla seppia sul suo specchio nero, aria al limone e falso pepe del Perù” e qui, già lo so, vi state chiedendo cosa sia il falso pepe del Perù. Per amore dei miei lettori ho chiesto spiegazioni. Si tratta di un pepe meno pungente e molto più delicato. E il piatto è davvero convincente, bilanciato e con quel profumo (aria) di limone che dona freschezza. Gli spaghetti alla chitarra, che portano in dote un’evidente qualità della materia prima, vengono penalizzati da un eccesso salino. Alici di due qualità, pecorino e il sale di cottura e preparazione, coprono gli altri sapori ed in particolare quello dei pomodorini. Siamo al dolce. E siamo convinti da due piatti che, post scelta, ci vengono indicati da Matteo (il giovane e presente Chef), come i due “top”. Così assaggiamo il “Semifreddo alla pesca dal cuore di yogurt, con sigaro ripieno di spuma all’amaretto e salsa al the verde”, particolarmente estivo e consigliato a chi ama le cose non troppo dolci, e la “Panna cotta alla vaniglia con cialda al cacao, marmellata di rabarbaro e dadolata di fragole”, nota di merito per la cialda che il sottoscritto ha trovato perfetta con la marmellata di rabarbaro. Piccola pasticceria (sempre fatta in casa) per accompagnare il caffè. Il tutto per circa 40€ a persona, vini esclusi. Io ci tornerò, le proposte “no fish” mi intrigano. Consigliato davvero, in particolare per coppie e piccole compagnie. E per quelli che odiano cercare parcheggio!







Ristorante Alla Corte
Via Don Gerla
22070 Appiano Gentile (CO)

mercoledì 24 luglio 2013

Rosso di Sera - La Pizza.

Dennis Bormolini, patron di Rosso di Sera, è prima di tutto un amico. E questo, suo malgrado, mi “autorizza” ad essere (a volte fin troppo) puntiglioso nei suoi confronti. Nessuna mania di grandezza (credo), solo il mio desiderio di cercare un sempre costruttivo confronto con un navigato professionista dell’enogastronomia comasca. Ma a “Cesare” bisogna dare ciò che è suo di diritto, quando se lo merita (molto spesso nel caso del succitato).  Della cucina abbiamo già scritto, questa volta ci concentriamo sulla pizza. Anzi, sulla Pizza. Già perché questa è proprio da scrivere con la P maiuscola e l’amicizia, ve lo garantisco, non c’entra nulla. Qui la Pizza (si ho deciso, lo scriverò sempre così) si fa cultura oltre che commercio. 
Lo “chef” del forno a legno si chiama Davide Musso, il suo impasto (classico, integrale, al kamut, ai cereali o al nero di seppia) lievita oltre 72 ore prima di essere utilizzato. Questo comporta una sensazione di leggerezza rara, tutta a favore di una digestione semplice e senza quel senso (spesso notturno) di arsura quasi “Sahariana”. Pizze classiche, ca va sans dire, ci sono tutte e anche per loro si può scegliere l’impasto preferito. 
Il bello, però, inizia quando gli occhi cadono sulla parte del menù dedicato alle Special Edition. Ingredienti e materie prime di alta qualità si succedono in una escalation che arriva fino alla “Porto Cervo”, gamberoni – pancetta – prugne. Finito? Neanche per sogno. Fuori menù ancora proposte spesso stagionali. L’ultima provata è una sensazionale unione di pasta integrale, bocconcini fiordilatte in forno, a fine cottura culatello e fichi, a freddo (servita “al bicchiere” per il divertimento del sottoscritto) stracciatella di burrata di Andria D.O.P.
Carta di birre artigianali ampia e all’altezza anche se con alcune delle creazioni di Davide Musso non pare azzardato una abbinamento più “estremo” (bollicine? Magari rosè?).
Ora vi resta solo una domanda a cui rispondere. Avete mai mangiato una Pizza?






ROSSODISERA
Restaurant Pizza & More
Via per Parè, 48
22020 Drezzo (CO)
Tel. 031 441502
Fax 031 5510613

mercoledì 17 luglio 2013

Chiaccherando di vino...Nicolas Joly.

Nicolas Joly e la Couleè de Serrant 



Con :

Francesco Pagani
Marco Buosi
Fabio Leva

Oro Rosso. Buona la prima.

Si sa, quando si ha voglia di pizza non si farebbe cambio (quasi) con niente. Noi , sabato sera, ci trovavamo più o meno in questa situazione. Se capita anche a voi e vi trovate in zona Tradate, provincia di Varese a circa 30 minuti di strada dall’Aeroporto di Malpensa, approfittate per fermarvi all’Oro Rosso. Già conosciuto in zona per la sua cucina (ne parleremo in un’altra recensione) ha, da qualche tempo, aggiunto il “comparto pizza”. E lo ha fatto come si deve. Forno rigorosamente a legna, pasta sottile e croccante e buone materie prime. Il tutto per una carta con discreta scelta tra pizze “classiche”, 2 o 3 proposte “gourmet” come la Blega, con insalata belga appunto e Prosciutto Crudo di Parma stagionato 18 mesi, e qualche interessante pizza “bianca”. Il tutto per una pizza ben fatta, piacevole e leggera. Unico neo la carta birre. Tre proposte alla spina, comunque artigianali e gradevoli, sono forse poche in un momento, ed in un settore (quello della pizza), che sta dando ottimi risultati in termini di abbinamento, sia commerciale sia gustativo. Nota di merito finale, i prezzi. Corretti anche per le pizze più elaborate, di questi tempi non è davvero poco. Consigliato.




ORO ROSSO - Ristorante In Tradate
Via Guglielmo Marconi,26
21049 Tradate (VA)

martedì 9 luglio 2013

Meraviglie in Franciacorta. Derbusco Cives.

C’è il sole oggi ad Erbusco. Qui, in quella che qualcuno definisce “ la Epernay italiana”. C’è il sole ed è una bella giornata ma non è solo una questione metereologica. Lo è perché porta dentro di sé una scoperta, che porta una sorpresa, che porta soddisfazione. Derbusco Cives, novella azienda franciacortina, è esattamente tutto questo. Nata nel 2004 da cinque amici (i “Cives” per l’appunto), affonda le sue radici in una filosofia che unisce alla perfezione rispetto della natura e della tradizione ad una moderna e innovativa visione del vino e di tutto ciò che gli gravita intorno. 12 ettari, tutti ad Erbusco, per sole 50.000 bottiglie. “Potremmo farne molte di più” ci spiega Raffaello Vezzoli, giovane e brillante enologo, “ma non è quello che ci interessa”. 
Già, perché qui la quantità viene usata per selezionare e portare in bottiglia solo il meglio. Tradizione e innovazione dicevamo. La prima, da ritrovare nel rigido rispetto di madre natura e dei suoi tempi. La seconda, in una bottiglia nuova e pensata per meglio consentire lo scambio tra liquido e lieviti ma anche nella cura di eco sostenibilità a cui è stata sottoposta l’azienda (con una hall e una terrazza hospiltality nuove ed eleganti), un esempio ne è il sistema di recupero delle acque.  Arriviamo ai vini. Quattro prodotti per una gamma completa e così composta :

  • Brut Millesimato 2006 : 100% Chardonnay e 44 mesi sui lieviti. Al naso sprigiona note di frutta matura ma anche sensazioni dolci riconducibili al burro. Una bolla fine introduce note fragranti di prodotti da forno e lievito.

  • Extra Brut Millesimato 2007 : 100% Chardonnay solo dal primo fiore della pigiatura, 44 mesi sui lieviti. Al naso svela subito agrumi (limone e pompelmo rosa), in bocca è deciso e persistente.

  •  Rosè Millesimato 2007 : 100% Pinot Nero solo dal primo fiore della pigiatura e almeno 44 mesi sui lieviti. Profumi di piccoli frutti rossi guidano ad una bocca elegante e di pregevole struttura.

  • Doppio Erre Di : sta per Ritardato Degorgement Recentemente Degorgiato, nel senso che il degorgement è volutamente ritardato e che le bottiglie vengono consegnate “degorgiate” da poco al fine di garantire massima freschezza.

Questa giovane azienda è una scommessa (vinta, almeno per ora). Ne sentiremo parlare ancora e per molto, questo è quello che tutti ci auguriamo. Per loro ma anche per noi.



Raffaello Vezzoli







Società Agricola Derbusco
Via Provinciale 38
25030 Erbusco (Brescia) - Italia
Tel. +39 329 9283698
Tel. +39 030 7731164

mercoledì 26 giugno 2013

Stefano Milanesi? Naturale.

Personaggio. Questa è la parola a cui pensi di più una volta che hai conosciuto Stefano Milanesi. Ci ha accolto sabato scorso, a casa sua, nel suo OltrePo. Terra di vini e, in questo caso, di veri e propri esperimenti tra uomo e vite. Si, perché qui il vino si fa "naturale". La filosofia è quella che dice che il vino è ciò che si crea in vigna, non in cantina. Stefano non utilizza lieviti acquistati, per la fermentazione si usano i lieviti indigeni presenti in natura. Non si effettua chiarifica o decolorazione e neanche acidificazione e disacidazione. Tutto ciò comporta, ovviamente, dei rischi. Principalmente incidenti sulla futura qualità e bevebilità dei vini. Uno dei quali è quello che la qualifica di "naturale" (e succede spesso) sia sufficiente a giustificare qualsiasi disastro enologico finisca in bottiglia. Stefano, e ne siamo felici, non la pensa affatto così. "Se il vino è aceto - ci dice - non va bevuto. Il vino, prima di tutto, deve essere buono e quindi, se lo si vuole fare "naturale", bisogna farlo buono." 12 ettari di vigna con esposizioni da sud ovest a sud est,  per un'estesa gamma di prodotti che migliora di anno in anno. Degni di nota il Vesna, Metodo Classico 100% Pinot Nero Brut Nature, l'Helga, 100% Pinot Nero, e un "divertente" Riesling Italico Frizzante, chiamato Micaela. Se passate da Santa Giuletta, frazione Castello, passate a salutarlo. Fatevi raccontare "come la pensa" sul vino, godetevi il panorama, assaggiate i suoi vini. Non sarà certo tempo sprecato.





Stefano Milanesi




Az. Agricola Milanesi Stefano
Strada Vecchia per il Castello 4
27046 Santa Giuletta.

mercoledì 19 giugno 2013

Sourgal. Chi ben finisce.

Chi ben finisce, il pranzo o la cena, soprattutto in estate, lo fa con il Moscato. E anche noi ieri sera abbiamo scelto di finire così. Il “nostro” finale porta il nome di Sourgal, Moscato d’Asti di Elio Perrone.
Lo provo e lo riprovo, anno dopo anno. E’ una sicurezza e regala sempre piacere. Da uve 100% Moscato, provenienti dalle vigne “Sourgal” sulle colline di Castiglione Tinella, Elio Perrone propone un vino mai banale. Un profumo intenso riempie il naso di sentori di acacia, fiori d’arancio e di frutta gialla. 
Con una piacevole nota acida che lo rende davvero di facile beva. Abbinato ad una deliziosa millefoglie si è dimostrato, ancora una volta, degno protagonista del finale di una bella serata in compagnia.


Elio Perrone
12053 Castiglione Tienella - Piemonte
Tel. 0141.855803

lunedì 10 giugno 2013

L'amico toscano.

Avere un amico toscano ha i suoi vantaggi. Uno di questi è quello di potergli chiedere, ogni tanto, qualche ricetta della sua terra. E al solo pensiero che a cucinarle sia “uno di loro” si ha già la sensazione che siano “più buone”. Insomma, questa è la premessa ad una cena tra amici che era in programma da un po’. E’ venerdì sera e non vediamo l’ora di sederci a tavola, la “scusa” è quella di mangiare, l’obiettivo (come sempre) quello di stappare. Si comincia : bruschetta toscana all’aglio e bruschetta con burro, alici e olive nere. Non possiamo che abbinare ad una “bolla”. Una di quelle che non ci delude mai. Il brut di Maurice Vessele, Gran Cru a Bouzy, è la solita sicurezza. Di un colore giallo paglierino brillante, svela subito un naso di agrumi. Limone e pompelmo rosa in testa. In bocca mostra un bolla intensa ma con una discreta finezza, l’acidità lo rende di una piacevolezza rara per un prodotto “base”. Se la cena è toscana, i rossi non possono essere altrimenti. Apriamo due bottiglie, entrambe coperte, le etichette “non ci piacciono”. Abbiamo delle “Tagliatelle al Ragù di Manzo e Funghi Porcini” e, a seguire, dei fantastici “Fagioli all’Uccelletta”. I vini sono entrambi nei bicchieri. Li guardiamo e cominciamo. Il primo si presenta di un rosso granato abbastanza carico e decisamente consistente. Svela un naso intenso di anice, alloro, spezie e poi pepe e noce moscata. In bocca è caldo e decisamente morbido, con un tannino presente ma non invadente. Con entrambi i piatti si trova a suo agio. Via “il vestito” e scopriamo un Petra 1997, prima annata prodotta. Davvero niente male, soprattutto se si valuta la perfetta evoluzione. Secondo rosso, si cambia. Al naso non ci si può sbagliare. Sangiovese! All’inizio è chiuso, ci vuole pazienza. Pochi minuti e tutto cambia; profumi di menta e caramelle al rabarbaro, funghi secchi ma anche aghi di pino, il tutto a costruire una piacevolissima complessità. In bocca mostra la sua armonia, riproponendo quasi tutte le sensazioni olfattive. Siamo curiosi e lo scopriamo : ecco il Cepparello di Isole & Olena, annata 2000. Il tempo scorre e siamo già al dolce, uno dei miei preferiti. Una vera “Torta della Nonna”, con crema pasticcera e pinoli. Squisita. Con lei apriamo l’ultima bottiglia. Il vino scende nei bicchieri, giallo ambrato. Al naso sprigiona da subito una lunga gamma di sentori : miele di castagno e uva passa, arancia candita e albicocca disidratata. In bocca e' morbido e con una discreta freschezza che non lo rende stancante, anzi. Siamo in Sicilia, più precisamente a Pantelleria, il vino che “scopriamo” è il Sangue d’Oro 2007 di Carole Bouquet. Avere un amico toscano ha i suoi vantaggi, se poi è anche innamorato del vino è ancora meglio.






Claudio N.

domenica 9 giugno 2013

Dourdon-Vieillard.

Ancora in compagnia della nostra mitica Dame, sempre alla scoperta di qualche "eno-chicca". Vai Dame.

Dourdon-Vieillard

Cuvée Vieilles Vignes 2005
25% Pinot Noir 75% Pinot Meunier

Siamo di fronte ad un Blanc de Noirs di tutto rispetto, e si intuisce subito.
Il colore è oro pieno, magnificamente caldo e il “train de bulles” che sale dal fondo del bicchiere non ha tregua, con bollicine sottili e continue. Al naso rivela aromi di frutta bianca, quasi mela cotta e miele al forno. Incanta e persiste il suo profumo, e io mi lascio ammaliare consapevolmente. Grande pienezza in bocca, rotondità , tanta materia e un complessità inaspettata. Riposa 66 mesi sui lieviti questo champagne per poter dire la sua a pieno diritto: e come la canta e la suona!

Le note mielate che sentivo prima al naso si rivelano anche al palato ma la loro suadenza è mitigata dalla bellissima acidità e freschezza che rendono il vino piacevole e leggero.
Azzardato ma perfetto l’abbinamento con un Vaniglia cremonese e lenticchie cotte a fuoco lento.

Per palati aristocratici……


Parola di Dame.



Fabienne DOURDON
Champagne Dourdon Vieillard
8 rue des vignes
51480 Reuil
France
Tél : +33 (0)3 26 58 06 38
Fax : +33 (0)3 26 58 35 13

Lily Bollinger.

La storia dello Champagne è una storia di donne. La nostra Dame ce ne racconta una. Vai Dame.



" I drink it when I'm happy and when I'm sad.
Sometimes I drink it when I'm alone.
When I have company I consider it obligatory.
I trifle with it if I'm not hungry and drink it when I am.
Otherwise I never touch it unless I'm thirsty."


Lily è il “nickname” di Elizabeth Law de Lauriston Bonbers, sposata con Jacques Bollinger nel 1923. Dopo la morte del marito, si è fatta carico dell'azienda nonostante le circostanze e la guerra non le rendessero il compito facile. Questa donna, grazie alla sua professionalità ed alla volontà di ferro, viaggiando in tutto il mondo e, promuovendo il brand, è riuscita a riportare alla prosperità l'azienda e ad aumentare l'estensione dei vigneti. Senza sosta, seguiva la produzione in ogni momento, dalla vigna, dove era facile trovarla in sella alla sua bicicletta ai rapporti commerciali. La sua impronta ha lasciato un segno indelebile nella storia della Bollinger, ma anche nella regione dello Champagne. Sarà che le donne amano lo Champagne, ma alcune, ne hanno scritto la storia.......





Parola di Dame.

Champagne Bollinger
16, rue Jules-Lobet – B.P.4 – 51160 Aÿ
FRANCE
Tel : +33 (0) 3 26 53 33 66
Fax : +33 (0) 3 26 54 85 596

domenica 19 maggio 2013

Piadina Carletto, una bella scoperta.

In una piovosissima nottata milanese passata insieme al mio caro amico Umberto, collega e compagno di avventure, mi imbatto, colta da fulmineo appetito notturno, nella piadineria Carletto. E' l'una di notte passata, entriamo. Il titolare ci accoglie e insieme a lui una giovane e simpatica ragazza. Ci fermiamo a guardare le pareti, tutte decorate di lavagne con le diverse farciture proposte. E qui comincia il bello. Niente di scontato, anzi. Tutte proposte che mirano alla scelta meticolosa della materia prima e alla conseguente qualità. Per intenderci, non capita spesso di trovare in una piadineria prodotti come il Puzzone di Malga (presidio Slow Food), Porchetta Romana, Finocchiona Artigianale, Spianata Calabra, Salsiccia Artigianale, Salame Piacentino D.O.P. e molto altro ancora. E come se non bastasse la pasta per la piadina viene presa al momento dal grande impasto e lavorata, prima di essere cotta. Disponibili anche impasto integrale e al kamut. Se siete da queste parti fermatevi, di giorno e di notte, non ve ne pentirete. La mia "piada" con mozzarella pomodori e pesto ligure, con pasta integrale, era davvero squisita.







CARLETTO - PIADINA ARTIGIANALE ROMAGNOLA
Piazza 24 Maggio 1/10 - angolo Via Sambuco
MILANO
tel. 02.58118760
mail : piadineriacarletto@hotmail.com

domenica 12 maggio 2013

La Champagnotta.

Arriva il caldo (speriamo) e quindi è tempo di bollicine. Scopriamo qualcosa di più sulla bottiglia che le contiene, ovviamente con la nostra Dame du Vin!

"La classica bottiglia da Champagne, ma anche da spumante, è detta champagnotta, nome che deriva in modo evidente dall'originaria destinazione.
La sua storia, risale alla Francia del XVII secolo, quando con decreto reale si consenti la commercializzazione del vino in bottiglia, fino ad allora consentita solo in botti.La produzione di massa cominciò, però, con l'introduzione della fabbricazione industriale a stampo, che alla fine del XIX secolo sostituì la soffiatura. Le prime bottiglie adatte a contenere lo Champagne, e quindi con il vetro a spessore piu’ alto rispetto allo standard, vennero prodotte in Inghilterra, proprio per evitare lo scoppio delle bottiglie in vetro normale che mal si adattavano alla grande pressione del vino con le bollicine.La forma panciuta ed allungata non è mai cambiata, salvo per la recente introduzione della Champagnotta Gran Cuvèe, leggermente più bassa e panciuta, più adatta agli Champagne ed agli Spumanti più pregiati.Le caratteristiche della bottiglia Classica da 0,75 L :
·         Base larga 
·         Corpo di forma cilindrica del diametro di circa 10 cm
·         Collo lungo 
·         Cercine molto pronunciato (adatto a trattenere la gabbietta di sicurezza del tappo) 
·         Altezza circa 31cm
Il vetro é molto scuro per proteggere il contenuto dalla luce. Il suo spessore é notevole, per reggere alla pressione interna che può arrivare anche a 6/7 Bar. Al termine del collo, l'imboccatura, detta cercine, ha una forma caratteristica, adatta a far da comodo aggancio per la gabbietta. Le dimensioni delle bottiglie per lo Champagne sono elencate di seguito:

·         1/2 bottiglia         0,375 L                       3 bicchieri
·         Bottiglia standard 0,75 L                        6 bicchieri
·         Magnum 2 bottiglie 1,5 L                       12 bicchieri
·         Jéroboam 4 bottiglie 3 L                        24 bicchieri
·         Réhoboam 6 bottiglie 4,5 L                    36 bicchieri
·         Mathusalem 8 bottiglie 6 L                     48 bicchieri
·         Sàlmanazar 12 bottiglie 9 L                   72 bicchieri
·         Balthazar 16 bottiglie 12 L                     96 bicchieri
·         Nabuchodonosor 20 bottiglie 15L          120 bicchieri
·         Salomon 24 bottiglie 18 L
·         Primat 36 bottiglie 27 L
·         Melchisedec 40 bottiglie 30 L, da bere con la squadra maschile francese di Rugby!
Parola di Dame"



   
                       



giovedì 9 maggio 2013

Grandi Langhe 2013. Chi ben comincia...


Il 7 maggio si è conclusa la prima  edizione di Grandi Langhe 2013. Manifestazione biennale promossa dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero e aperta esclusivamente al pubblico professionale a livello internazionale.  Barolo, Barbaresco, Diano d’Alba, Dogliani, Roero, Roero Arneis sono stati i protagonisti di una eccellente tre giorni. Grandi nomi, astri nascenti e piccole realtà, tutti affiancati (nel vero senso della parola) nel bellissimo Palazzo Martinengo a Monforte d'Alba per i Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba e alla splendida Tenuta Abbene a Dogliani, proprio per i Dogliani Docg. Folta presenza di stranieri, organizzazione di qualità eccellente, location invidiabili. Questi gli ingredienti di un manifestazione a cui auguriamo lunga vita.










GRANDI LANGHE
mail : info@grandilanghe.com
web : www.grandilanghe.com

mercoledì 8 maggio 2013

Rosso di sera, la cucina che non ti aspetti.


Con Francesco andiamo a trovare Dennis Bormolini e il suo Rosso di Sera.

"Non sono nuovo in questo locale comasco, gestito con cura e maestria dal bravo Dennis Bormolini, ed è  un po' di tempo che voglio assaggiare la cucina proposta dal nuovo e talentuoso Chef Beppe Negri.
Il giorno prescelto è il 25 aprile, data tra l'altro collocata in un infinito “ponte” vacanziero che rende il paesaggio della provincia di Como un luogo deserto. Ma io la tranquillità l'ho sempre amata e quindi prenoto per pranzo.
Inizio il mio personale percorso gastronomico con un' amuse bouche gentilmente offerta dalla cucina, composta da un cubo di risotto croccante al nero di seppia con sopra un gambero appena scottato, il tutto da condire con una goccia di zabaione al limone. Un bell'inizio stuzzicante, che ovviamente mi “apre” lo stomaco, quindi armato di menù inizio a scegliere a ruota libera.
Antipasto, opto per un “Fior di tonno rosso con crema di zabaione al limone, foglioline di wasabi e cucchiaio d’olio di Taggia”, abbinamento che unisce la mediterraneità del tonno e del limone, contrastata dall'esotico del wasabi (che amo particolarmente). Piatto semplice e decisamente ben fatto, frutto anche di un ottima materia prima, il tonno, che anche da solo sarebbe stato delizioso.

Come primo piatto mi faccio ingolosire dagli splendidi “Tortellacci bicolore al nero e zafferano ripieni di scampi e polpa di granchio serviti su crema di scalogno e foglioline di cerfoglio”, semplicemente deliziosi, sia come consistenza della pasta, sia per la crema allo scalogno (ormai conosciuto da tutti per ovvi motivi). Non voglio però annoiarvi con notazioni tecniche da aspirante cuoco, mi limiterò a dirvi che nel mio piatto sono durati forse 3 minuti scarsi (fidatevi, non erano piccoli).

Per secondo voglio assaggiare il “Gran fritto Rosso di Sera ai calamari rossi, granchietti, trigliette 
e mazzancolle in tempura al sentor di maggiorana e cedro serviti con maionese di cetriolo fresco al curry e tumblerino di spritz”. 
 
Apro una piccola riflessione (ironica) sul piatto; da quando ho imparato ad intendere e volere (ammesso che sia mai accaduto), un fritto misto non in una località di mare (Drezzo non è propriamente sul Mediterraneo) è per me un piatto piuttosto "anni 80". Bene, oggi mi sono dovuto ricredere (e non sapete con quale piacere). Una libidine per il palato, frittura leggera, abbondante, profumata, croccante e con quella maionese al curry che oggi al solo pensiero  mi  fa venire ancora l'acquolina in bocca, in più il piacere di un buono Spritz che, devo ammettere, ben si sposa con il piatto.

Insomma un bel 25 aprile in un ristorante che consiglio vivamente a coloro che per un motivo o  per l'altro si ritrovano a vagare in quella terra di confine che tra Como e la Svizzera. Buona carta dei vini con piccola selezione di etichette italiane ed anche qualche proposta straniera non male (Champagne), ricarichi onesti.

Conto sui 45 Euro vini esclusi"
Francesco P. 






ROSSODISERA
Restaurant Pizza & More
Via per Parè, 48
22020 Drezzo (CO)
Tel. 031 441502
Fax 031 5510613

ROCCHE VIBERTI : il nuovo che avanza.


Claudio Viberti è un piemontese un pochino atipico. Particolarmente ospitale e con molta voglia di comunicare i suoi vini. In questi giorni si è svolta la prima edizione della manifestazione Grandi Langhe (a cui abbiamo partecipato e che troverete raccontata nei prossimi post) e così abbiamo deciso di venire a trovare Claudio ed andare alla scoperta dei suoi vini e della sua realtà. Ci troviamo a Castiglione Falletto, uno degli 11 comuni dove il vino si può chiamare Barolo! L’azienda RoccheViberti altro non è se non la casa di Claudio e la sua famiglia. Tutto intorno parte delle vigne di proprietà che, con una pendenza non indifferente, rendono la viticultura quasi “eroica”. Lavorazioni strettamente naturali, qui i diserbanti non si sa neanche cosa siano, e perfetta esposizione a Sud-Est. In cantina tutto è all’insegna della tradizione: botti grandi e mai lieviti selezionati ma solo ed esclusivamente autoctoni e vinificazione esclusivamente di uve di proprietà. La breve ma intensa passeggiata tra i filari delle vigne ci porta a degustare alcuni dei prodotti della gamma aziendale che include Barolo, Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba e Dolcetto.

LANGHE NEBBIOLO 2008 :
Colore rosso granato e di buona consistenza, al naso esprime sapori dolci di ciliegie e piccoli frutti neri e ancora caffè. In bocca si fa notare per una piacevole sapidità che porta con sé liquirizia e erbe officinali. Nel complesso davvero piacevole.

BAROLO 2006 :
Si presenta con un rosso granato ed un naso intenso che esprime una buona complessità composta da note balsamiche, speziatura ed ancora cuoio e viola. In bocca mostra un tannino elegante con note di caramelle al rabarbaro e pepe bianco.

BAROLO 2004 :
Il colore non si smentisce, sempre rosso granato tipico di questi vini. Ed anche il naso non delude esprimendo note speziate e di pelle conciata. I due anni in più in bottiglia lo rendono molto ben equilibrato e conferiscono al vino un tannino quasi setoso. Se dovessi descriverlo con un termine direi “intrigante”.

Se vi trovate da queste parti non esitate a fermarvi in questa piccola azienda, comprate qualche bottiglia e scoprirete un’altra (fondamentale in questo periodo) qualità di RoccheViberti. Il rapporto qualità prezzo.





Claudio Viberti 





Azienda Agricola RoccheViberti
Via Alba-Monforte, 68
12060 Castiglione Falletto (CN)
Tel. 0173.62810