domenica 19 maggio 2013

Piadina Carletto, una bella scoperta.

In una piovosissima nottata milanese passata insieme al mio caro amico Umberto, collega e compagno di avventure, mi imbatto, colta da fulmineo appetito notturno, nella piadineria Carletto. E' l'una di notte passata, entriamo. Il titolare ci accoglie e insieme a lui una giovane e simpatica ragazza. Ci fermiamo a guardare le pareti, tutte decorate di lavagne con le diverse farciture proposte. E qui comincia il bello. Niente di scontato, anzi. Tutte proposte che mirano alla scelta meticolosa della materia prima e alla conseguente qualità. Per intenderci, non capita spesso di trovare in una piadineria prodotti come il Puzzone di Malga (presidio Slow Food), Porchetta Romana, Finocchiona Artigianale, Spianata Calabra, Salsiccia Artigianale, Salame Piacentino D.O.P. e molto altro ancora. E come se non bastasse la pasta per la piadina viene presa al momento dal grande impasto e lavorata, prima di essere cotta. Disponibili anche impasto integrale e al kamut. Se siete da queste parti fermatevi, di giorno e di notte, non ve ne pentirete. La mia "piada" con mozzarella pomodori e pesto ligure, con pasta integrale, era davvero squisita.







CARLETTO - PIADINA ARTIGIANALE ROMAGNOLA
Piazza 24 Maggio 1/10 - angolo Via Sambuco
MILANO
tel. 02.58118760
mail : piadineriacarletto@hotmail.com

domenica 12 maggio 2013

La Champagnotta.

Arriva il caldo (speriamo) e quindi è tempo di bollicine. Scopriamo qualcosa di più sulla bottiglia che le contiene, ovviamente con la nostra Dame du Vin!

"La classica bottiglia da Champagne, ma anche da spumante, è detta champagnotta, nome che deriva in modo evidente dall'originaria destinazione.
La sua storia, risale alla Francia del XVII secolo, quando con decreto reale si consenti la commercializzazione del vino in bottiglia, fino ad allora consentita solo in botti.La produzione di massa cominciò, però, con l'introduzione della fabbricazione industriale a stampo, che alla fine del XIX secolo sostituì la soffiatura. Le prime bottiglie adatte a contenere lo Champagne, e quindi con il vetro a spessore piu’ alto rispetto allo standard, vennero prodotte in Inghilterra, proprio per evitare lo scoppio delle bottiglie in vetro normale che mal si adattavano alla grande pressione del vino con le bollicine.La forma panciuta ed allungata non è mai cambiata, salvo per la recente introduzione della Champagnotta Gran Cuvèe, leggermente più bassa e panciuta, più adatta agli Champagne ed agli Spumanti più pregiati.Le caratteristiche della bottiglia Classica da 0,75 L :
·         Base larga 
·         Corpo di forma cilindrica del diametro di circa 10 cm
·         Collo lungo 
·         Cercine molto pronunciato (adatto a trattenere la gabbietta di sicurezza del tappo) 
·         Altezza circa 31cm
Il vetro é molto scuro per proteggere il contenuto dalla luce. Il suo spessore é notevole, per reggere alla pressione interna che può arrivare anche a 6/7 Bar. Al termine del collo, l'imboccatura, detta cercine, ha una forma caratteristica, adatta a far da comodo aggancio per la gabbietta. Le dimensioni delle bottiglie per lo Champagne sono elencate di seguito:

·         1/2 bottiglia         0,375 L                       3 bicchieri
·         Bottiglia standard 0,75 L                        6 bicchieri
·         Magnum 2 bottiglie 1,5 L                       12 bicchieri
·         Jéroboam 4 bottiglie 3 L                        24 bicchieri
·         Réhoboam 6 bottiglie 4,5 L                    36 bicchieri
·         Mathusalem 8 bottiglie 6 L                     48 bicchieri
·         Sàlmanazar 12 bottiglie 9 L                   72 bicchieri
·         Balthazar 16 bottiglie 12 L                     96 bicchieri
·         Nabuchodonosor 20 bottiglie 15L          120 bicchieri
·         Salomon 24 bottiglie 18 L
·         Primat 36 bottiglie 27 L
·         Melchisedec 40 bottiglie 30 L, da bere con la squadra maschile francese di Rugby!
Parola di Dame"



   
                       



giovedì 9 maggio 2013

Grandi Langhe 2013. Chi ben comincia...


Il 7 maggio si è conclusa la prima  edizione di Grandi Langhe 2013. Manifestazione biennale promossa dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero e aperta esclusivamente al pubblico professionale a livello internazionale.  Barolo, Barbaresco, Diano d’Alba, Dogliani, Roero, Roero Arneis sono stati i protagonisti di una eccellente tre giorni. Grandi nomi, astri nascenti e piccole realtà, tutti affiancati (nel vero senso della parola) nel bellissimo Palazzo Martinengo a Monforte d'Alba per i Barolo Docg dei comuni di Monforte d’Alba, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba e alla splendida Tenuta Abbene a Dogliani, proprio per i Dogliani Docg. Folta presenza di stranieri, organizzazione di qualità eccellente, location invidiabili. Questi gli ingredienti di un manifestazione a cui auguriamo lunga vita.










GRANDI LANGHE
mail : info@grandilanghe.com
web : www.grandilanghe.com

mercoledì 8 maggio 2013

Rosso di sera, la cucina che non ti aspetti.


Con Francesco andiamo a trovare Dennis Bormolini e il suo Rosso di Sera.

"Non sono nuovo in questo locale comasco, gestito con cura e maestria dal bravo Dennis Bormolini, ed è  un po' di tempo che voglio assaggiare la cucina proposta dal nuovo e talentuoso Chef Beppe Negri.
Il giorno prescelto è il 25 aprile, data tra l'altro collocata in un infinito “ponte” vacanziero che rende il paesaggio della provincia di Como un luogo deserto. Ma io la tranquillità l'ho sempre amata e quindi prenoto per pranzo.
Inizio il mio personale percorso gastronomico con un' amuse bouche gentilmente offerta dalla cucina, composta da un cubo di risotto croccante al nero di seppia con sopra un gambero appena scottato, il tutto da condire con una goccia di zabaione al limone. Un bell'inizio stuzzicante, che ovviamente mi “apre” lo stomaco, quindi armato di menù inizio a scegliere a ruota libera.
Antipasto, opto per un “Fior di tonno rosso con crema di zabaione al limone, foglioline di wasabi e cucchiaio d’olio di Taggia”, abbinamento che unisce la mediterraneità del tonno e del limone, contrastata dall'esotico del wasabi (che amo particolarmente). Piatto semplice e decisamente ben fatto, frutto anche di un ottima materia prima, il tonno, che anche da solo sarebbe stato delizioso.

Come primo piatto mi faccio ingolosire dagli splendidi “Tortellacci bicolore al nero e zafferano ripieni di scampi e polpa di granchio serviti su crema di scalogno e foglioline di cerfoglio”, semplicemente deliziosi, sia come consistenza della pasta, sia per la crema allo scalogno (ormai conosciuto da tutti per ovvi motivi). Non voglio però annoiarvi con notazioni tecniche da aspirante cuoco, mi limiterò a dirvi che nel mio piatto sono durati forse 3 minuti scarsi (fidatevi, non erano piccoli).

Per secondo voglio assaggiare il “Gran fritto Rosso di Sera ai calamari rossi, granchietti, trigliette 
e mazzancolle in tempura al sentor di maggiorana e cedro serviti con maionese di cetriolo fresco al curry e tumblerino di spritz”. 
 
Apro una piccola riflessione (ironica) sul piatto; da quando ho imparato ad intendere e volere (ammesso che sia mai accaduto), un fritto misto non in una località di mare (Drezzo non è propriamente sul Mediterraneo) è per me un piatto piuttosto "anni 80". Bene, oggi mi sono dovuto ricredere (e non sapete con quale piacere). Una libidine per il palato, frittura leggera, abbondante, profumata, croccante e con quella maionese al curry che oggi al solo pensiero  mi  fa venire ancora l'acquolina in bocca, in più il piacere di un buono Spritz che, devo ammettere, ben si sposa con il piatto.

Insomma un bel 25 aprile in un ristorante che consiglio vivamente a coloro che per un motivo o  per l'altro si ritrovano a vagare in quella terra di confine che tra Como e la Svizzera. Buona carta dei vini con piccola selezione di etichette italiane ed anche qualche proposta straniera non male (Champagne), ricarichi onesti.

Conto sui 45 Euro vini esclusi"
Francesco P. 






ROSSODISERA
Restaurant Pizza & More
Via per Parè, 48
22020 Drezzo (CO)
Tel. 031 441502
Fax 031 5510613

ROCCHE VIBERTI : il nuovo che avanza.


Claudio Viberti è un piemontese un pochino atipico. Particolarmente ospitale e con molta voglia di comunicare i suoi vini. In questi giorni si è svolta la prima edizione della manifestazione Grandi Langhe (a cui abbiamo partecipato e che troverete raccontata nei prossimi post) e così abbiamo deciso di venire a trovare Claudio ed andare alla scoperta dei suoi vini e della sua realtà. Ci troviamo a Castiglione Falletto, uno degli 11 comuni dove il vino si può chiamare Barolo! L’azienda RoccheViberti altro non è se non la casa di Claudio e la sua famiglia. Tutto intorno parte delle vigne di proprietà che, con una pendenza non indifferente, rendono la viticultura quasi “eroica”. Lavorazioni strettamente naturali, qui i diserbanti non si sa neanche cosa siano, e perfetta esposizione a Sud-Est. In cantina tutto è all’insegna della tradizione: botti grandi e mai lieviti selezionati ma solo ed esclusivamente autoctoni e vinificazione esclusivamente di uve di proprietà. La breve ma intensa passeggiata tra i filari delle vigne ci porta a degustare alcuni dei prodotti della gamma aziendale che include Barolo, Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba e Dolcetto.

LANGHE NEBBIOLO 2008 :
Colore rosso granato e di buona consistenza, al naso esprime sapori dolci di ciliegie e piccoli frutti neri e ancora caffè. In bocca si fa notare per una piacevole sapidità che porta con sé liquirizia e erbe officinali. Nel complesso davvero piacevole.

BAROLO 2006 :
Si presenta con un rosso granato ed un naso intenso che esprime una buona complessità composta da note balsamiche, speziatura ed ancora cuoio e viola. In bocca mostra un tannino elegante con note di caramelle al rabarbaro e pepe bianco.

BAROLO 2004 :
Il colore non si smentisce, sempre rosso granato tipico di questi vini. Ed anche il naso non delude esprimendo note speziate e di pelle conciata. I due anni in più in bottiglia lo rendono molto ben equilibrato e conferiscono al vino un tannino quasi setoso. Se dovessi descriverlo con un termine direi “intrigante”.

Se vi trovate da queste parti non esitate a fermarvi in questa piccola azienda, comprate qualche bottiglia e scoprirete un’altra (fondamentale in questo periodo) qualità di RoccheViberti. Il rapporto qualità prezzo.





Claudio Viberti 





Azienda Agricola RoccheViberti
Via Alba-Monforte, 68
12060 Castiglione Falletto (CN)
Tel. 0173.62810

venerdì 3 maggio 2013

Nel cuore di Bolgheri e delle sue eccellenze.


E’ un lunedì mattina (29 aprile appena passato) caldo e nuvoloso, sono davvero impaziente. Davanti a me una giornata che, ne sono sicuro, ricorderò per molto tempo. Il programma prevede due visite : Antinori Tenuta Guado al Tasso e Michele Satta, ovviamente a Bolgheri.

ANTINORI – TENUTA GUADO AL TASSO :

Dopo qualche piccolo intoppo per raggiungere la Tenuta arriviamo, con un po’ di ritardo, davanti ad un cancello che non può far altro che comunicare storia, passione e anche un po’ di soggezione (quasi timore reverenziale). Luisa Foschetti, responsabile dell’ospitalità della tenuta, ci sta aspettando pazientemente (visto il nostro colpevole ritardo). Entriamo. Passato un primo casale percorriamo ancora un buon chilometro prima di arrivare ad un secondo gruppo di edifici dove sorgono gli uffici, la Bottega e Wine Shop Antinori e, poco distante, la cantina. Entriamo in casa, la gentile signora di servizio ci fa accomodare. Tutto profuma di storia, dalle finestre si intravedono già gli stupendi paesaggi che stiamo per scoprire. Arriva Luisa, giusto il tempo di scusarci e siamo già in macchina con lei per andare a visitare le vigne. Si, avete letto bene. In macchina a visitare le vigne. La Tenuta Guado al Tasso, infatti, è sterminata ed assolutamente inimmaginabile per bellezza ed estensione. Dalle colline al mare, da est a ovest. Vigne e terreni si ripetono a perdita d’occhio. Ci fermiamo e Luisa inizia a raccontarci la storia di questi luoghi e di queste terre, ideali per la coltivazione della vite grazie alla loro ricchezza ed al vigore che riescono a conferire alle piante. Qui, infatti, il problema non è mai che le uve non crescano come si deve ma, al contrario, che crescano addirittura troppo. Il vento costante che arriva dal mare soffia sulle viti e viene fermato dalla conformazione ad anfiteatro delle colline qui intorno che, come un vero e proprio schermo, proteggono dalle nuvole che arrivano dall’interno della regione. Molto caldo di giorno e fresco la notte, decise escursioni termiche fondamentali per la qualità dell’uva. La terra è ricca e variegata, basta spostarsi di pochi metri tra un filare e l’altro per apprezzare le diverse composizioni che rendono necessaria una vera e propria micro parcellizzazione che consenta di definire e selezionare al meglio tutte le uve. Lavoro davvero non facile quindi per l’enologo Marco Ferrarese. Ci spostiamo, sempre in auto, e Luisa ci mostra quello che qui viene chiamato “il bosco del Bruciato” dove, tra altissimi pini marittimi, la Tenuta mantiene uno stupendo allevamento di maiali di Cinta Senese che, al nostro passaggio, si mostrano poco interessati della visita, così intenti a cibarsi di ghiande e pinoli. Dopo le vigne la cantina. Arriviamo mentre gli operai procedono al lavaggio delle barrique, pronte ad ospitare i nuovi nettari. Sala dell’acciaio per prima e poi la zona dedicata al riposo delle botti (quelle piccole), che una accanto all’altra rendono l’atmosfera quasi leggendaria. Ci siamo, arriva anche il momento della degustazione. In un’altra piccola dependance accanto al corpo centrale dell’edificio in cui siamo stati accolti ci attende una tavola perfettamente apparecchiata. Bicchieri luccicanti e due taglieri. Uno di affettati, prodotti direttamente in casa (si, provengono proprio dai bellissimi maialini appena visti che sarebbero di sicuro orgogliosi di essere tanto prelibati), e uno di focacce sempre rigorosamente fatte in casa. Pronte le bottiglie: Scalabrone 2012, Vermentino 2012, Il Bruciato 2011 e Guado Al Tasso 2009 (fortunati!). Partiamo proprio dallo Scalabrone, di un colore rosa acceso brillante. Sentori floreali e piccoli frutti rossi insieme ad un inconfondibile profumo di fragola, Luisa ci racconta che "quest’anno è decisamente più fruttato e meno vegetale dei precedente". Il tutto si risolve in un buon equilibrio che lo rende gradevole come inizio e un piacevole abbinamento alle prime deliziose fette di pancetta. Subito il Vermentino che esprime da subito frutta esotica matura come l’ananas ma anche pesche bianche che, insieme, compongono un bouquet di buona qualità senza penalizzare un’acidità che in bocca dona freschezza insieme ad una gradevole nota sapida che ben equilibra morbidezze e durezze. Luisa ci serve Il Bruciato e (grande onore per me) arriva proprio l’enologo della tenuta, Marco Ferrarese. Giovane, molto competente e simpaticissimo ci guida alla scoperta dei rossi, frutto del suo lavoro.  Il Bruciato si mostra subito di un rosso rubino carico che esprime, già dalla prima rotazione, grande consistenza e profumi intensi di ciliegie, frutta nera ed ancora cacao e torrefazione, il tutto insieme ad una nota di morbidezza dovuta sicuramente al legno e alla giovane età. In bocca è caldo e riporta molte sensazioni già presenti al naso, il tannino è presente ed ancora molto esuberante, di sicuro vale la pena di lasciarlo in bottiglia ancora qualche anno. Così arriviamo al tanto atteso Guado al Tasso 2009, servito nella mezza bottiglia. E questa è sicuramente una nota di merito dato che la bottiglia più piccola produce un’evoluzione più rapida e, considerata la giovane annata, questo fa si che si possa assaggiare un vino più pronto e più aperto. E così è. Il Guado 2009 spicca subito per delicatezza; profumi di spezie, polvere di caffè, arancia candita si alternano ai sentori di tabacco e tostatura. In bocca è molto persistente, il tannino è elegante ed il tutto si risolve in una grande armonia sensoriale. Mancano ormai pochi minuti alle 15.00, il tempo è volato. L’ospitalità di casa Antinori e la professionalità e competenza di Luisa e Marco hanno reso questo incontro davvero indimenticabile.







Luisa Foschetti e Marco Ferrarese



TENUTA GUADO AL TASSO - Antinori Soc. Agricola Srl
Strada Aurelia Km. 267
Loc. Scalabrone
57024 - Donoratico (Li)
tel. 0565 / 74 97 35





MICHELE SATTA :

Il nome di questo produttore, a Bolgheri, è praticamente un’istituzione. Varesino di nascita si trasferisce a Bolgheri nel 1983 per iniziare la sua attività di viticoltore che lo porta ad affermarsi poco dopo come uno dei produttori più famosi della zona. In cantina ci aspetta la gentilissima Cinzia Geri Bartolini. Ammiriamo con lei le vigne che circondano la cantina, siamo verso la parte collinare della zona e da qui la vista è sensazionale. Vigne tutto intorno ed il mare come sfondo perfetto. Entriamo in cantina e la prima cosa che si nota sono le pareti con la roccia del sottosuolo a vista. La scelta di casa Satta è stata precisa, come ci racconta Cinzia. “L’intento – ci dice – era proprio quello di far apprezzare ai nostri ospiti la composizione del sottosuolo della zona di Bolgheri.” Arriviamo vicino alle barrique dove tutti i vini riposano almeno per 12 mesi. Quasi tutte le barrique che li ospitano non sono nuove, testimonianza di un deciso gusto che sia sempre a favore del vino e non del legno.
Scegliamo con Cinzia cosa degustare, scegliamo 2 bianchi e 2 rossi. Cominciamo con il Costa di Giulia 2012; 65% Vermentino e 35% Sauvingon. Un bianco che sprigiona da subito note di fiori gialli e frutta matura con una bocca ben equilibrata e già una buona piacevolezza che aumenterà di sicuro all’arrivo dell’estate e delle sue temperature. Ancora un bianco, il Giovin Re 2010, un viogner in purezza (il nome deriva proprio dal nome del vitigno anagrammato). Di un bel giallo paglierino mostra, al naso, note di agrumi e spezie ed una nota (personalmente molto apprezzata) di macchia mediterranea e olive in salamoia. Vino che, senza dubbio, si presta ad abbinamenti con piatti di pesce ricchi e saporiti. In bocca è persistente e tutti i profumi trovano conferma. Passiamo ai rossi. Il primo è Il Cavaliere 2005. Bandiera della produzione di Michele Satta è un sangiovese in purezza. Nel bicchiere è rosso rubino e decisamente consistente. Al naso arrivano subito le spezie ma anche sentori di torrefazione, cioccolata fondente e ciliegia. In bocca il tannino è presente ed elegante conferendo una notevole piacevolezza di beva. Arriva anche I Castagni, sempre 2005. Il top player del cantina bolgherese ha una particolare composizione, 70% Cabernet Sauvignon 20% Syrah e 10% Teroldego. Versato nel bicchiere si mostra di un rosso rubino molto carico svelando da subito una grande consistenza. Al naso è intenso e complesso, note balsamiche e minerali con sfumature speziate. In bocca è pieno, con una grande struttura. Tannini eleganti ne esaltano la persistenza riportando tutti i profumi apprezzati al naso. Le ore passano, la compagnia è gradevolissima tanto da portarci ai discorsi più svariati, testimonianza del fatto che il vino, in qualsiasi forma lo si intenda, diventa sempre catalizzatore di benessere e convivialità.
Salutiamo Cinzia e ripartiamo, pochi minuti e siamo già sull’Aurelia. Il ricordo fresco nella mente. 
Stiamo bene.







MICHELE SATTA
Loc. Casone Ugolino 23 - 57022
Castagneto Carducci (Li) - Italy
telefono : +39 0565 773 041
Fax : +39 0565 773 349

mercoledì 1 maggio 2013

Osteria Cala Violina, gusto e passione.

Di rientro da Roma il viaggio prevede una sosta in Toscana che ci porterà (leggerete nel prossimo post) alla visita di due stupende realtà del vino italiano. Arriviamo però la domenica e le visite sono il giorno dopo, giusto il tempo per riposarci nell'incantevole paesino di Scarlino, circa 15km da Castiglione della Pescaia, ed andare alla scoperta della proposta enogastronomica locale. Tante possibilità, noi scegliamo di andare all'Osteria Cala Violina, proprio davanti alla famosissima e omonima spiaggia, spettacolo della natura e paradiso ancora (quasi) incontaminato. L'osteria si trova proprio a lato della strada che da Scarlino porta a Castiglione della Pescaia, precisamente in Località Pian d'Alma. Comodo parcheggio antistante e siamo già seduti al nostro tavolo (prenotazione consigliata, indispensabile in estate). Il ristorante è famoso più per il pesce che viene acquistato quotidianamente ed in base alle disponibilità del pescato giornaliero ma la nostra scelta vira su altro, sospinta anche dalla voglia di vino rosso. Alessia, esuberante e gentilissima titolare (insieme a Roberto, lo chef), stuzzica il nostro appetito. Così io comincio con un tagliere di prosciutto crudo "Bazzone" (specialità della Garfagnana)  mentre Melissa, mia compagna di viaggio e di vita, assaggia un tagliere di formaggi tra pecorini e caprini locali. Il tutto accompagnato da una abbondante porzione di fave freschissime da sgranocchiare, come nella migliore tradizione contadina. L'osteria è molto conosciuta in zona anche per il vino, carta ampia con molte proposte locali che esaltano piccoli produttori senza dimenticare  un'attenta selezione di grandi nomi del vino tutt'altro che scontati. "L'intenzione - ci dice Alessia - è quella di una carta ampia ma ben strutturata e che tenga conto di proporre sempre ricarichi contenuti che possano davvero favorire l'avvicinarsi di più persone anche a bottiglie di un certo calibro." Scegliamo una prima bottiglia, Alessia, sommelier e vera appassionata, la apre con noi. Le faccio notare un piccolo problema del vino (Sangioveto 2004 di Badia a Coltibuono) su cui ci troviamo subito d'accordo. Prontamente sostituito con un'interessante Chianti Classico Riserva 2001 Rocca Guicciarda Barone Ricasoli. Il vino è nei bicchieri e così arrivano, dopo gli antipasti, un'ottimo piatto di cinghiale "peposo", ricetta storica (sembra addirittura risalire ai tempi del Brunelleschi) che prevede la cottura lentissima della carne con il vino rosso e un piatto di agnello (carne locale, ovviamente) alla scottadito. Materia prima ottima, piccolo appunto solo per la porzione di agnello, leggermente scarsa. Qualche piccolo intoppo nel servizio (le verdure di contorno arrivano in ritardo) e siamo al dolce, un assaggio di cioccolato fondente e salame di cioccolato, neanche a dirlo fatto in casa e davvero gradevole. Rimaniamo praticamente solo noi e accompagnati da un buono Aleatico dell'Elba IGT, scambiamo una lunga e piacevolissima chiaccherata con la padrona di casa. Torneremo per il pesce. Se siete  in zona fermatevi, anche solo per un bicchiere di vino.








Osteria CalaViolina
Loc. Pian d'Alma - Scarlino (GR)
tel. 0566 866257
cell. 348.0000871


Claudio N.

Le Garage, nuovi punti di vista.

Cominciamo proprio dal titolo, a Le Garage la prima cosa che si nota è proprio il punto di vista. Questo ristorante romano di recente nascita infatti si trova al piano più alto di un parcheggio multipiano (nota di merito visto che si può parcheggiare senza pagare proprio all'interno). Ci troviamo in zona Ostiense, precisamente in Via degli Stardivari. La location davvero particolare consente una vista nuova su Ponte Testaccio, con il Tevere che scorre tranquillo e tutto intorno una Roma autentica, meno turistica e più vera. L'atmosfera all'interno cerca di richiamare quella dei moderni ambienti neworkesi e, in effetti, ci riesce discretamente senza essere caricaturale (non sempre facile non esagerare). Il ristorante è conosciuto per il pesce ed il motivo è una carta, quella dei secondi di pesce appunto, diversa praticamente ogni giorno visto che l'approvvigionamento delle materie prime è scrupolosamente quotidiano. Questo fa si  che il menù cambi praticamente ogni giorno. Per la mia cena scelgo un'insalata tiepida di polpo con fagioli cannellini e profumo di sedano e, come speravo, trovo davvero dell'ottima materia prima, poco supportata (purtroppo) dalla presentazione di questo piatto, contrariamente a buone composizioni dedicate ad altre portate scelte dai miei compagni di cena. Dopo il polpo decido di fare "l'estremo" test, ovvero il crudo. Il "Gran Crudo", come si legge sul menù, arriva ben fornito con due ostriche freschissime, scampi e gamberi rossi che confermano ancora quanto detto sulla scelta delle materie. Questione dolce; sono un amante del tiramisù e quando lo trovo faccio fatica a scegliere altro. Averne mangiati tanti (forse troppi) mi rende un discreto conoscitore della materia. Purtroppo questo non rimarrà tra quelli da ricordare. Per ciò che riguarda il vino, Le Garage presenta una carta non molto ampia ma con qualche proposta originale (noi abbiamo scelto il Winkl della Cantina Terlano) e soprattutto con ricarichi davvero onesti (nota di merito). In ogni caso migliorabile. Il servizio è attento e rapido, la cortesia non manca di certo,  sarebbe però apprezzabile qualche "racconto" in più sui piatti. Prezzi assolutamente corretti. Da provare per il pesce se siete in zona.







Le Garage - Ristorante.
Roma, Via degli Stradivari 6.
+39 06.5810282


Claudio N.

Acquolina, low cost high quality.

La prima tappa del lungo (per fortuna) weekend del 25 aprile mi ha portato in Via Enrico Fermi a Roma. Su consiglio del mio "fratello" romano Marco Ugolini ci accomodiamo in un piccolo locale a pochi passi dalla sede romana del Gambero Rosso. Acquolina il suo nome, già noto agli appassionati gourmand della città e non solo. Primi piatti espressi campeggiano in bella vista, lasagne freschissime e rosticceria ma anche secondi piatti di pregevole fattura con particolare attenzione alla materia prima. Certo, qui si viene soprattutto per la pizza, davvero indimenticabile. Ricette che tengono conto della tradizione romana ( pizza ai fiori di zucca, pizza con le patate per fare giusto un paio di esempi) ma anche gustosissime ricette che uniscono fantasia e la solita attenzione alla materia prima. Degne di nota quella con coppa e crema di noci ma anche una fantastica pesto e patate. In ogni caso, il mio consiglio è di provare un pezzo di margherita che, solitamente, è la pizza che più volte si assaggia. Ecco, provatela qui e ritornerete su molte valutazioni di pizze mangiate in passato. Se siete in zona, la sosta è obbligatoria. Alessio, simpaticissimo titolare, non mancherà di farvi "respirare" il vero spirito del buon mangiare romano.






Acquolina
Via Enrico Fermi 100, Roma
tel. 06.5999801
Facebook : Acquolina Roma



Claudio N.